Rekeep a fianco di Fondazione Sant’Orsola per realizzare il Centro per il benessere dei pazienti

Rekeep a fianco di Fondazione Sant’Orsola per i prossimi tre anni. L’impresa bolognese sosterrà, con una donazione che si rinnoverà ogni anno, uno dei progetti principali della Fondazione: la realizzazione e l’attività di un Centro per il benessere dei pazienti, al padiglione 2. Rekeep diventa così la prima impresa partner di Fondazione Sant’Orsola.

 

“Ogni donazione è importante – spiega il presidente Giacomo Faldella – ma la scelta di crescere insieme lo è ancora di più. Per questo, forti della capacità di realizzare i progetti che abbiamo dimostrato in questi primi tre anni, abbiamo voluto offrire alle imprese una possibilità in più di collaborare, diventando come ha fatto Rekeep partner della Fondazione”.

 

La partnership si concretizza nella donazione che permetterà al progetto di proseguire e crescere, ma non solo. La Fondazione offrirà alle imprese partner occasioni diverse per coinvolgere dipendenti, clienti e fornitori, fornendo un racconto continuativo e un rendiconto periodico dei risultati raggiunti insieme, incontri con i medici del Sant’Orsola per aver cura della propria salute, esperienze di volontariato aziendale.

 

“Siamo convinti – spiega il presidente Faldella – che ogni occasione di partecipazione aiuti la nostra comunità a crescere, donando ad ognuno maggiori opportunità. Questo accordo siglato con Rekeep è per noi un passo importante nella direzione giusta”.

 

“Abbiamo scelto di garantire un sostegno stabile e continuativo alla Fondazione Sant’Orsola – commenta Claudio Levorato, presidente del Gruppo Rekeep – perché abbiamo avuto modo di conoscerne in modo approfondito l’impegno e la passione e, soprattutto, ne condividiamo le finalità: siamo entrambi convinti che imprese, associazioni e cittadini possano e debbano essere “alleati” della sanità pubblica per contribuire insieme a renderla migliore e più accogliente, per il bene di tutti”.

 

“Il Centro per il benessere dei pazienti, che sosterremo nei prossimi anni – prosegue Levorato – è un progetto che va in questa direzione: completa e supporta le cure sanitarie rendendo il Policlinico più accogliente e pone al centro la dignità della persona che deve rimanere a lungo ricoverata in ospedale. È un progetto innovativo nell’ambito della sanità pubblica che ci rende particolarmente orgogliosi”.

 

Scopri il progetto “Al Sant’Orsola come a casa” grazie a cui sarà realizzato il Centro per il benessere dei pazienti!

 

“Provo a dirlo con un libro”, laFeltrinelli sostiene il progetto della Fondazione

Un ‘libro sospeso’ per chi è ricoverato in ospedale. La Libreria Feltrinelli di piazza Ravegnana sostiene con una campagna di raccolta fondi il progetto di Fondazione Sant’Orsola “Provo a dirlo con un libro”. Un’iniziativa nata con l’obiettivo di qualificare il percorso di cura dei pazienti attraverso la lettura come strumento di intrattenimento ed evasione. Attraverso questo progetto, chi è ricoverato al Policlinico ha infatti la possibilità di chiedere un determinato titolo che verrà acquistato dalla Fondazione presso laFeltrinelli di piazza Ravegnana e recapitato alle persone ricoverate entro 24 ore dalla richiesta grazie ai volontari della Fondazione Sant’Orsola.

 

“Non c’è niente di più bello, per chi nella vita si occupa di promuovere la lettura, di sapere che il libro può trasformarsi in un vero e proprio compagno di viaggio, aiutando le persone ad affrontare un percorso di cura e donando loro un momento di leggerezza e di evasione. Per questo motivo siamo felici di sostenere “Provo a dirlo con un libro” di Fondazione Sant’Orsola che ci ha voluti come partner di un’iniziativa che ha una ricaduta così significativa e concreta sulla vita delle persone”, afferma Enrica Cavallari, direttrice della Feltrinelli di Piazza Ravegnana.

 

“Aiutare a vivere bene il percorso di cura, non essere soli durante questo cammino – spiega il presidente di Fondazione Sant’Orsola Giacomo Faldella è uno degli obiettivi di fondo della Fondazione Sant’Orsola. Donare un libro è, in questo senso, un gesto potente perché connette con la vita, abbatte i muri, trasporta in altre epoche e in altri luoghi e costituisce un’occasione di incontro con i nostri volontari, liberando tante energie come raccontano le testimonianze dei beneficiari”.

 

L’idea del progetto è nata durante la fase più acuta della pandemia quando era diventato impossibile utilizzare le piccole biblioteche presenti in tanti reparti, visto che le regole impedivano il passaggio dei libri di mano in mano. Così, per trovare un modo di essere vicini a chi era ricoverato, i volontari di Fondazione Sant’Orsola si sono inventati un modo per regalare quel che non si poteva più prestare.

 

In pochi mesi hanno recensito 325 libri creando un catalogo online, sul sito della Fondazione (www.fondazionesantorsola.it), con tutti i volumi che ognuno avrebbe consigliato a un amico ricoverato. Al catalogo è collegato un form con cui chi è ricoverato può chiedere uno dei libri recensiti o un altro volume a scelta. Quando i volontari ricevono la richiesta vanno, grazie alle donazioni che arrivano a sostegno del progetto, ad acquistarlo ed entro 24 ore lo consegnano in reparto al paziente.

 

Per far conoscere questa opportunità ogni due settimane i volontari inseriscono nei vassoi del pranzo di tutti i ricoverati una cartolina promozionale. Qualche giorno fa sono stati raggiunti i 1.600 libri consegnati. Di questi il 59,5% proviene dal catalogo, per il 40,5% si tratta invece di richieste libere da parte dei degenti. Tra tutti coloro che finora hanno chiesto un libro in dono, la maggior parte sono donne (62% delle richieste totali).

 

Sono oltre 180 le testimonianze inviate spontaneamente via mail da chi ha ricevuto un libro in dono, capaci di raccontare in modo preciso ed efficace l’utilità di un progetto che ora, grazie al sostegno di laFeltrinelli, potrà crescere ancora. Presso la libreria di piazza Ravegnana, sotto le Due Torri, sta partendo una campagna di raccolta fondi a cui tutti i lettori potranno partecipare acquistando una gift card da 5 o 10 euro con uno spazio dedicato dove poter scrivere – se si vuole – un messaggio per chi riceverà il libro grazie anche alla propria donazione.

 

 

Dai panificatori Ascom e Palazzo di Varignana 60 chili di raviole a sostegno di Casa Emilia

Sessanta chili di raviole, ripiene di una marmellata speciale di albicocche, cardamomo e goji. E un mese di accoglienza per una famiglia a Casa Emilia. È la donazione che l’Associazione Panificatori di Bologna e Provincia, Confcommercio Ascom Bologna e Palazzo di Varignana hanno realizzato per Fondazione Sant’Orsola. Una storia di generosità che ha un valore in più, perché ha permesso di non sprecare ciò che, essendo prossimo alla scadenza, non poteva essere commercializzato.

Tutto inizia, infatti, con la donazione a Fondazione Sant’Orsola di oltre 400 vasetti di marmellata realizzata da Palazzo di Varignana con materie prime di grande qualità. “Collaboriamo da tempo con la Fondazione Sant’Orsola, perché ne condividiamo i valori, lo spirito e la visione etica. Anche per questo – racconta Carlo Gherardi, fondatore di Palazzo di Varignana – abbiamo scelto di dedicare all’iniziativa ‘Sessanta chili di raviole per le famiglie ospitate a Casa Emilia’ i frutti del nostro amore per la terra, rappresentati dalle confetture di albicocca, cardamomo e goji che produciamo nella nostra azienda agricola. Ogni anno il nostro frutteto di alberi dimenticati ci regala l’occasione di portare sulla tavola delle persone storie di sapori antichi. Queste nostre piccole bontà sono diventate un gesto di solidarietà nel progetto della Fondazione Sant’Orsola. Un gesto che ci riempie di orgoglio e soddisfazione”.

Fondazione Sant’Orsola ha quindi portato i vasetti all’Associazione Panificatori di Bologna e provincia che si è offerta di trasformarli in prodotti da forno. Insieme all’Associazione sfogline, una quindicina di pasticceri e fornai si sono così dati appuntamento nel laboratorio di via Gnudi per realizzare 60 chilogrammi di raviole, confezionate in oltre 300 sacchetti da cinque.

«Ancora una volta Confcommercio Ascom Bologna e l’Associazione Panificatori sono scesi in campo al fianco di Fondazione Sant’Orsola per regalare un attimo di normalità a chi soffre – spiega Giancarlo Tonelli, Direttore Generale Confcommercio Ascom Bologna –. Fondamentale anche il supporto di Palazzo di Varignana che ha permesso di non sprecare cibo prossimo alla scadenza, dando all’iniziativa anche un’impronta di sostenibilità».

«Abbiamo riunito un gruppo di giovani pasticcieri, fornai e sfogline di Bologna e provincia per questa raviolata di beneficenza, resa possibile anche grazie alla supervisione di qualche veterano – prosegue Samuel Mafaro, presidente dell’Associazione Panificatori di Bologna e provincia –. Aiutare chi soffre non ha prezzo ed è per questo che non ci siamo tirati indietro».

Le raviole saranno donate nei prossimi giorni alle famiglie ospitate gratuitamente a Casa Emilia, la struttura di accoglienza realizzata da Fondazione Sant’Orsola per chi viene a curarsi a Bologna, e ai pazienti e agli operatori sanitari di alcuni reparti dove anche in questi giorni sono al lavoro i volontari della Fondazione, regalando un sapore di casa a chi è ricoverato in ospedale o frequenta il day hospital per visite e terapie.

Ma la generosità non si è fermata qui: l’Associazione Panificatori di Bologna e provincia e Confcommercio Ascom Bologna hanno accompagnato le raviole con una donazione che permetterà di ospitare per un mese una famiglia a Casa Emilia. «Anche così, grazie alla generosità di Bologna – ha commentato il presidente della Fondazione Sant’Orsola Giacomo Faldella – chi vive un percorso di cura può sperimentare ogni giorno la gioia di non essere solo».

 

Covid, la Fondazione dona un software che migliora la diagnosi per il 21% dei pazienti gravi

Gli esami radiologici, da soli, permettono di identificare il 64% dei pazienti gravi. Applicando – grazie ad un software acquistato da Fondazione Sant’Orsola – l’intelligenza artificiale, la percentuale sale all’85%. C’è dunque un 21% in più di malati che possono essere curati tempestivamente, e dunque con maggiori possibilità di guarigione.

 

Questo grande passo avanti è raccontato da uno studio realizzato da un’equipe multidisciplinare comprendente le unità operative di Fisica sanitaria, Radiologia e Malattie infettive su pazienti affetti da SARS-CoV-2, accettato per la pubblicazione su “Applied Sciences” nel numero “Human and Artificial Intelligence”.

 

Lo studio, realizzato in collaborazione con il DIMES dell’Università di Bologna, ha utilizzato un nuovo tool, acquisito grazie alla Fondazione Sant’Orsola, che usa le immagini TAC per delineare in modo semi-automatico (ovvero riducendo al minimo l’intervento umano) le regioni polmonari affette da SARS-CoV-2 ed estrarre le principali caratteristiche di queste aree, non visibili ad occhio umano.

 

Grazie all’intelligenza artificiale si combinano così le informazioni radiomiche e cliniche, permettendo di classificare i pazienti a buona o cattiva prognosi. Il risultato? Questo modello permette di individuare l’85% dei pazienti gravi, il 21% in più di quel che avrebbero consentito i soli referti radiologici. Un fatto importante, e non solo per i pazienti Covid

 

“L’utilizzo di questo metodo – spiega infatti Lidia Strigari, responsabile della Fisica sanitaria, con cui abbiamo già realizzato il progetto Seguimi per rendere la radioterapia più sicura ed efficace – è applicabile anche a malattie o virus diversi che influenzano le immagini TAC e permetterà di dare priorità e maggiore attenzione ai pazienti più a rischio, ottimizzando l’utilizzo dei posti letto dedicati”.