Un’ambulanza per il Sant’Orsola, il dono di quattro cugini in memoria di Renzo Adversi

Un’ambulanza per il Sant’Orsola. L’hanno donata e consegnata oggi alla Fondazione quattro cugini in memoria di Renzo Adversi. Un modo, concreto, per far fiorire la solidarietà anche da un evento così triste, per sostenere chi vivrà un percorso di cura all’interno del Policlinico di Bologna.

 

Alla cerimonia di consegna – che si è svolta nel cortile della chiesa di San Gregorio, a fianco del padiglione 2 – erano presenti i quattro cugini Barbara Adversi, Andrea Aldrovandi, Paolo Cesari e Patrizia Cesari, il presidente della Fondazione Sant’Orsola Giacomo Faldella e il direttore sanitario del Policlinico di Sant’Orsola Consuelo Basili.

 

“Questo dono – spiegano i quattro cugini di Renzo Adversi – è la testimonianza che il suo ricordo sopravvivrà nella memoria di chi lo ha amato e si trasformerà in un aiuto anche per chi non lo ha conosciuto”.

 

“C’è qualcosa più forte di ogni cosa – ha commentato il presidente Giacomo Faldella – ed è l’amore che ci lega alle persone e che può tradursi, come in questo caso, in una scelta capace di contenere in questo abbraccio, in cui la vita davvero vince, anche tante altre persone che non si conoscono nemmeno, con una generosità che testimonia il valore del legame con chi non è più fisicamente al nostro fianco”.

 

L’ambulanza per il soccorso, costata 79mila euro, è completa degli alloggiamenti per tutte le strumentazioni necessarie, dall’ossigeno al defibrillatore, controllate da una centralina posta a fianco del guidatore, e per garantire sicurezza e sanificazione è dotata tra l’altro di un impianto di aspirazione e ventilazione che consente 20 ricambi d’aria completi ogni ora.

 

A fianco della barella, sono stati inseriti gli alloggiamenti per consentire di trasportare in sicurezza una carrozzina per persone con disabilità, con un sollevatore sotto alla porta laterale per farla salire e scendere agevolmente, una dotazione non standard che potrà essere molto utile per gli utilizzi che il Sant’Orsola deciderà di fare dell’ambulanza.

 

“Ringraziamo di cuore – ha commentato la dottoressa Basili, direttore sanitario del Policlinico – chi ha scelto di ricordare un proprio caro con un gesto di generosità così grande, che ci dà la possibilità insieme alla Fondazione di pensare a nuovi servizi in particolare per aiutare chi, non autosufficiente, deve venire in ospedale o deve tornare a casa dopo una terapia o un ricovero”.

 

“Stiamo studiando come tradurre al meglio – ha spiegato il presidente della Fondazione Sant’Orsola Giacomo Faldella – questa generosità in qualcosa che sia utile ai pazienti più fragili, migliorando l’accesso all’ospedale e la loro sicurezza, pensando a nuovi servizi che potremo sviluppare anche insieme ad altre associazioni di volontariato ed Onlus attive all’interno dell’ospedale e in questo ambito a Bologna”.

 

foto © Paolo Righi

La generosità che ha salvato Habibou migliora le cure per tutti i bimbi cardiopatici

La generosità dei bolognesi che dieci mesi fa aveva salvato la vita al piccolo Habibou regala oggi una speranza in più a tanti altri bambini cardiopatici. Grazie alle donazioni arrivate all’Associazione Piccoli Grandi Cuori e alla Fondazione Sant’Orsola che non è stato necessario utilizzare per il bimbo del Niger, visto il decorso clinico perfetto che lo ha caratterizzato, oggi le due Onlus hanno potuto donare al Policlinico di Bologna un’innovativa sonda ecocardiografica per rendere più sicuri gli interventi al cuore per bimbi e neonati.

 

La campagna per Habibou era stata lanciata nella primavera 2021. Il bambino soffriva di una cardiopatia congenita grave, la Tetralogia di Fallot, caratterizzata da un’ostruzione del flusso sanguigno verso i polmoni. Per sperare di poter diventare grande aveva bisogno di un intervento che nel suo Paese nessuno era in grado di effettuare. Così è partita una raccolta fondi che in poche settimane ha consentito di portare il piccolo a Bologna e di pagare intervento e riabilitazione.

 

Grazie all’equipe del professor Gargiulo che lo ha operato e seguito, non ci sono state complicanze e anche la ripresa è avvenuta in tempi molto più rapidi del previsto. Dei 56.823 euro raccolti da Piccoli Grandi Cuori e Fondazione Sant’Orsola sono rimasti così 21.942 euro che le due Onlus hanno deciso di integrare e, raggiunti i 27.000 euro, devolvere all’acquisto di un’attrezzatura sanitaria che potesse contribuire a migliorare il percorso di cura di tanti altri bambini che, come Habibou, necessiteranno di un intervento al cuore.

 

Si tratta di una sonda ecocardiografica transesofagea: “Le sonde fino ad oggi utilizzate – spiega la cardiologa pediatrica del Policlinico di Sant’Orsola Anna Balducci – ci consentivano di eseguire esami solo nei pazienti adulti e nei bambini grandi. Con questo nuovissimo strumento potremo effettuare l’ecocardiografia transesofagea anche nei neonati cardiopatici di peso superiore ai 2,5 kg: questo ci permetterà di eseguire una valutazione anatomica molto precisa e dettagliata del cuore, della sua struttura e del suo funzionamento acquisendo moltissime informazioni che sono utili al cardiochirurgo, in sala operatoria, prima dell’intervento”.

 

Sarà possibile così avere un controllo “on line”, in tempo reale, dell’intervento cardiochirurgico ed una valutazione dei risultati della correzione chirurgica; inoltre, sarà utile anche in terapia intensiva e in sala di emodinamica.  La sonda ecocardiografica transesofagea sfrutta infatti lo stretto contatto esistente tra l’esofago ed il cuore e permette una migliore visualizzazione delle camere cardiache, dei grossi vasi polmonari e dell’aorta, delle valvole cardiache, con un dettaglio migliore rispetto a quanto consentito dal più semplice ecocardiogramma transtoracico (ETT).

 

“Donare è dare con assoluta spontaneità, liberalità – commenta la presidente dell’Associazione Piccoli Grandi Cuori – è attendere con amore e con impegno a qualcosa. Ed è quello che noi, come organizzazione di volontariato, cerchiamo di fare tutti i giorni, con i nostri genitori, con i nostri volontari: doniamo il nostro tempo e le nostre risorse, per aiutare chi ne ha bisogno, per sensibilizzare, per impiantare consapevolezza, per tradurre una necessità in opportunità. In tutto questo è fondamentale avere al proprio fianco compagni di viaggio sensibili e attenti, come lo è la Fondazione e come sono tutte le persone che ci aiutano grazie alle loro donazioni, anche economiche: con l’acquisto di questo strumento siamo felici di poter contribuire al lavoro eccellente che i nostri medici svolgono per curare i cardiopatici congeniti”.

 

“La generosità dei bolognesi – commenta Giacomo Faldella, presidente di Fondazione Sant’Orsola – ancora una volta ci ha sorpreso ed è molto positivo che un gesto di accoglienza verso un bimbo venuto dal Niger permetta sia alla sua vita di ripartire sia di aiutare tanti altri bambini. È la potenza del dono, un circolo virtuoso che moltiplica il bene, per tutti. La collaborazione con una realtà di grande valore come Piccoli Grandi Cuori e la grande capacità dei medici del Policlinico hanno fatto il resto, permettendo di raggiungere un risultato positivo che arricchisce tutta la nostra comunità”.

 

“Guarda come cresco”, aperte le iscrizioni al corso di sei giornate per logopediste e studenti

Tre fine settimana, nove sessioni di lavoro: sei solo per logopediste, tre aperte anche ai genitori. È il corso che Fondazione Sant’Orsola e Comitato Amici di Lejeune hanno ideato per far conoscere il progetto “Guarda come cresco”, che garantisce la logopedia precoce per i bambini con sindrome di Down, e per diffondere questa opportunità.

 

Si parte il 12-13 febbraio per proseguire il 26-27 marzo e chiudere il 9-10 aprile, il sabato dalle 9 alle 17.30, la domenica dalle 9 alle 13, sempre presso l’Aula Magna del padiglione 10 del Sant’Orsola (via Massarenti 11). La direzione scientifica del corso sarà della dottoressa Letizia Di Pietro, esperta del metodo Drezancic seguito dal progetto.

 

L’obiettivo del corso – a pagamento per le logopediste che vogliono gli ECM ma gratuito per studenti di Logopedia, genitori e professionisti che seguono i bambini aderenti al progetto “Guarda come cresco” – è far conoscere il metodo che viene applicato, nella speranza che anche in altri territori possano svilupparsi esperienze analoghe.

 

Per ulteriori informazioni e per partecipare: guardacomecresco@fondazionesantorsola.it

 

Apri e scopri Il programma del corso

 

“Mi batte forte il tuo cuore”, la Fondazione dona all’ospedale la macchina per i trapianti

“Mi batte forte il tuo cuore”, obiettivo raggiunto! La Fondazione Sant’Orsola ha donato oggi al Policlinico la macchina super innovativa che conserva il cuore vivo e battente prima del trapianto e, se ce n’è bisogno, lo cura. Il suo nome ufficiale è Organ care system e permetterà di aumentare ancora il numero dei trapianti. La macchina è stata acquistata dalla Fondazione Sant’Orsola grazie alla generosità di 998 donatori che, in piena pandemia, ha permesso di raccogliere i 225.000 euro necessari.

 

Un momento ricco di emozione a cui hanno partecipato – oltre al direttore della Cardiochirurgia professor Davide Pacini e al direttore generale del Policlinico Chiara Gibertoni – il presidente della Fondazione Sant’Orsola Giacomo Faldella e tanti donatori che hanno contribuito a raggiungere il risultato, a partire da Loris Ventura in rappresentanza di Fideuram, istituto bancario del gruppo Intesa Sanpaolo che – con il loro consenso – ha devoluto al progetto una quota dei benefit previsti per i propri dirigenti.

 

 

Trapianti di cuore, un’eccellenza ‘frenata’ dall’aumento dell’età media

 

Il Policlinico di Sant’Orsola è l’unico ospedale a eseguire trapianti di cuore in Emilia-Romagna. Nel 2021, nonostante la pandemia, si è arrivati a 31 trapianti di cuore, posizionandosi tra i primi tre centri in Italia per numero di interventi. Non solo: quello del Sant’Orsola è stabilmente il centro che garantisce la più alta sopravvivenza post-intervento in Italia (80% dopo 5 anni, contro la media nazionale del 73%).

 

La disponibilità di organi per il trapianto rimane, però, molto limitata e comunque inferiore rispetto al numero di pazienti in lista d’attesa. Anche per questo ogni cuore donato è estremamente prezioso. Secondo le ultime rilevazioni disponibili a livello nazionale, però, solo il 49% di cuori donati riesce ad essere utilizzato per il trapianto (dato 2019).

 

Quando l’organo viene donato, infatti, pur essendo conservato a bassa temperatura va incontro a processi di ischemia che possono deteriorarne la funzionalità. Se questa era già diminuita a causa dell’età avanzata del donatore, il cuore può risultare non idoneo al trapianto. Si allunga così inevitabilmente la lista d’attesa, che in Emilia-Romagna conta quasi 60 persone che aspettano, a volte per oltre due anni, un nuovo cuore.

 

 

Più trapianti e meno liste d’attesa con l’Organ care system

 

L’Organ care system contribuisce a risolvere questo problema. La macchina è, infatti, un’attrezzatura altamente tecnologica e informatizzata che – tramite un meccanismo di perfusione extra- corporea – permette di mantenere il cuore caldo e battente fino a 8 ore dopo il prelievo dell’organo.

 

In questo modo il cuore non si danneggia e i vantaggi sono più di uno:

  • il cuore può essere trapiantato in sicurezza anche se proviene da un donatore più anziano;
  • gli interventi di lunga durata – per la presenza di altri problemi ad esempio vascolari – possono essere affrontati con maggiore sicurezza;
  • le possibilità di trasferimento dell’organo da un ospedale all’altro, per raggiungere un paziente idoneo a quell’organo, sono più ampie.

 

L’Organ care system permette inoltre di monitorare tutti i parametri emodinamici e metabolici dell’organo e ricondizionarli, ‘curando’ il cuore con farmaci e interventi adeguati prima del trapianto, rendendo utilizzabili anche organi che altrimenti sarebbero stati scartati in via precauzionale ed offrendo così le maggiori garanzie di riuscita e sicurezza dell’intervento

 

 

La raccolta fondi di Fondazione Sant’Orsola

 

La Fondazione Sant’Orsola ha lanciato così un anno fa la campagna “Mi batte forte il tuo cuore” per raccogliere – mentre ancora l’Emilia-Romagna era in zona rossa – i 225.000 euro necessari per portare a Bologna l’Organ care system, mantenendo alta anche così l’attenzione sulla necessità di essere a fianco anche di chi oggi come ieri si trova a fare i conti con problemi di salute diversi dal Covid19.

 

La risposta è stata straordinaria. All’appello della Fondazione hanno risposto alcune realtà importanti, a partire da Fideuram che tra i 5 progetti da sostenere per il 2021 in Italia ha scelto anche “Mi batte forte il tuo cuore”, donando ben 116.800 euro. Anche Coop Alleanza 3.0 è scesa in campo, devolvendo al progetto 50.000 euro provenienti dall’1% delle vendite dei prodotti della linea BeneSì. Quiver, azienda del settore, si è impegnata a donare 5 euro per ogni dispositivo Kardia Mobile e Kardia 6L venduto.

 

Il resto l’hanno fatto i bolognesi. Per posta o bonifico e attraverso la carta di credito sono arrivate così 1.091 donazioni da 998 donatori (alcuni hanno donato più di una volta): si tratta di 983 cittadini che hanno donato in media 94 euro a testa e altre 12 aziende, oltre a Fideuram, Coop Alleanza 3.0 e Quiver. Complessivamente è stata raggiunta così la cifra di 276.041 euro, dunque 51.041 euro in più rispetto ai 225.000 euro necessari essendo stata ottenuta l’esenzione Iva per acquisto dall’estero.

 

Queste risorse eccedenti saranno utilizzate per avviare due progetti di Telemedicina in Cardiologia che Fondazione Sant’Orsola sta mettendo a punto insieme al dottor Luciano Potena e alla dottoressa Cinzia Marrozzini del Policlinico di Sant’Orsola, con l’acquisto di dispositivi che permetteranno di seguire da remoto i pazienti in totale sicurezza e potendo, anzi, monitorare molti aspetti che in una visita tradizionale sfuggono, come la risposta all’attività fisica e sportiva.

 

Scopri il progetto e guarda il video che racconta come funziona la macchina: clicca qui