Stefano Vezzani

Una nuova ricerca sui sarcomi grazie alle donazioni in memoria di Tiziana Fanelli

La ricerca sui sarcomi può avvalersi di un aiuto in più. Grazie alla donazione della famiglia e degli amici di Tiziana Fanelli sarà possibile continuare a studiare i sarcomi con obiettivo di migliorarne sempre di più la cura. Nello specifico, la ricerca verterà nella caratterizzazione genomica di forme di sarcoma viscerale che si presentano molto aggressive e molto diffuse già al momento della diagnosi.

I sarcomi sono una famiglia molto eterogenea di tumori, soprattutto per istotipo visto che se ne contano più di 50. Ma alla differenza istologica si aggiunge anche quella clinica, infatti si possono presentare sia in forma molto indolente ed a volte scoperti per caso sia in forme, invece, molto gravi.

“Questa differenza di presentazione clinica – spiega la professoressa Maria Pantaleo – purtroppo impatta molto sulla possibilità di cura, che deve necessariamente essere più incisiva e tempestiva. Accanto a questo, che rappresenta un atteggiamento di buona pratica clinica per i centri di riferimento, noi vorremmo scoprire la presenza o meno di varianti genomiche e molecolari distintive di queste forme e magari anche bersagli terapeutici di nuove terapie”.

Corsa delle città, il 20 novembre manifestazione podistica contro il tumore al pancreas

Promossa da Fondazione Sant’Orsola con il supporto organizzativo di Polisportiva Sanrafel, torna domenica 20 novembre la Corsa delle città, manifestazione podistica contro il tumore al pancreas. La corsa a Bologna sosterrà l’attività dell’Associazione Italiana Studio Pancreas e due progetti di Fondazione Sant’Orsola per i pazienti: per donare ospitalità gratuita a chi viene al Sant’Orsola per essere curato dall’equipe del professor Riccardo Casadei e per migliorare la nutrizione prima e dopo l’intervento chirurgico.

Il ritrovo è fissato alle ore 8.00 presso circolo ARCI Benassi, viale Cavina 4, Bologna. Per le iscrizioni dei gruppi è possibile scrivere mail a fperri50@gmail.com o telefonare al 335 68 90 187 entro le ore 20 di venerdì 18 novembre. Le iscrizioni dei singoli sono possibili invece fino a 30 minuti prima della partenza, fissata tra le 9 e le 9.30. La quota prevede una donazione di 2,50 euro. Per avere la maglietta della corsa la donazione minima è invece di 10 euro

La corsa non competitiva prevede un percorso lungo di km 12,000 e alternativi di km 6,000 e 2,000. Sono assicurati il ristoro e l’assistenza fino all’arrivo dell’ultimo partecipante.

 

Volantino della corsa

 

Riapre lo Spazio bimbi per i figli e le figlie dei dipendenti del Sant’Orsola

Tripla apertura straordinaria per il Padiglione delle Meraviglie lunedì 31 ottobre, martedì 1 e mercoledì 2 novembre. In occasione della chiusura delle scuole lo spazio bimbi della Fondazione Sant’Orsola aprirà i battenti dalle 8 alle 18. In questo caso il servizio sarà totalmente gratuito e potranno accedervi i primi 25 figli/e (età: 3-10 anni) di dipendenti del Policlinico di Sant’Orsola che verranno iscritti/e.

Da lunedì 14 novembre lo spazio bimbi riaprirà regolarmente i battenti tutti i giorni feriali, dal lunedì al venerdì, tra le 14 e le 18, e il sabato mattina dalle 8 alle 12.30, con la possibilità di anticipare e/o posticipare di mezz’ora l’orario di arrivo/uscita in base alle esigenze della famiglia. In occasione della chiusura delle scuole (8 dicembre, festività natalizie) lo spazio bimbi sarà aperto dalle 8 alle 18.

Da quest’anno sarà possibile chiedere anche un servizio aggiuntivo, ovvero il trasporto del figlio/a dalla scuola allo spazio bimbi.

I posti disponibili per lo spazio bimbi sono ogni giorno 25 e, inizialmente, indicativamente 10 per il trasporto da scuola allo spazio bimbi (per quest’ultimo servizio se la richiesta sarà superiore ci si impegnerà per ampliarne la capienza nel più breve tempo possibile). Sarà possibile prenotare il servizio sia in modo continuativo, sia solo in alcuni giorni della settimana, sia in alcune giornate specifiche.

Qualora le richieste fossero superiori alle disponibilità, la graduatoria non si baserà sull’ordine di presentazione della domanda, ma sulla valutazione di una serie di fattori richiesti nella compilazione del modulo (quali: professione genitori, lavoro su turni, presenza di reti parentali) in modo di agevolare chi ha maggiori necessità. Il modulo sarà accessibile da lunedì 31 ottobre insieme ai criteri per la graduatoria.

Per ogni ingresso allo spazio bimbi è richiesto un contributo di 5 euro/giorno per gli accessi saltuari e di 20 euro/settimana per l’utilizzo continuativo (dal lunedì al venerdì o dal lunedì al sabato) del servizio, per contribuire a coprire anche se in minima parte le spese per la presenza di educatrici professioniste e delle attività che saranno svolte nel corso dei pomeriggi.

Da gennaio l’obiettivo è affiancare allo spazio bimbi 3-10 anni un servizio di doposcuola 6-13 anni (scuole elementari e medie), a supporto di bambini/e e ragazzi/e che devono fare compiti. Allo studio anche la possibilità di avviare un servizio di doposcuola dedicato per chi ha forme di dislessia o altri disturbi dell’apprendimento.

La Fondazione dona 21 letti elettrici per i pazienti oncologici del Sant’Orsola

Ventun letti elettrici di ultima generazione per i pazienti oncologici. Li ha donati oggi la Fondazione Sant’Orsola al reparto diretto dal professor Andrea Ardizzoni, al quinto piano del padiglione 2 del Policlinico. Un aiuto concreto, capace di garantire non solo maggior comfort, ma soprattutto più sicurezza ed autonomia ai pazienti ricoverati. E insieme un primo passo verso la ristrutturazione di tutto il reparto, per la quale prosegue la raccolta fondi.

“I pazienti più fragili – spiega Giacomo Faldella, presidente di Fondazione Sant’Orsola – meritano l’abbraccio di tutta la città. È un primo aiuto con cui miglioriamo insieme la quotidianità di chi si trova a vivere in ospedale un momento delicato del proprio percorso di cura. È un gesto concreto per essere al loro fianco, insieme ai medici e a tutto il personale sanitario impegnato nel trovare una via verso la guarigione”.

I 21 letti elettrici sono costati 38.465 euro, donati dai bolognesi durante l’estate. Hanno lo schienale traslante, le sponde suddivise in quattro settori e la possibilità di ruotare per raggiungere automaticamente in caso di emergenza la posizione antishock, con la testa in posizione inferiore rispetto al bacino per facilitare la perfusione degli organi. La possibilità di effettuare ogni movimento del letto con un telecomando garantisce inoltre maggior autonomia al paziente, che può così muoversi o scendere dal letto in sicurezza.

“La qualità delle cure che un ospedale offre – ha commentato il direttore generale del Policlinico Chiara Gibertoni – si misura oltre che dal livello clinico e tecnologico anche, e in maniera particolare, dall’assistenza e dal comfort che riesce a garantire al paziente durante la sua permanenza. La Fondazione è al nostro fianco per aiutarci a garantire tutti questi aspetti e anche con questa donazione contribuisce una volta di più a rendere l’ospedale un posto migliore e sempre più accogliente”.

“Questi letti – spiega il direttore di Oncologia medica, il professor Andrea Ardizzoni – migliorano la qualità della vita del paziente in reparto ma agevolano anche il lavoro del nostro personale e tutto ciò che si muove in questa direzione è prezioso, perché libera tempo e attenzione da dedicare ai malati. Ma per noi oggi è una giornata importante anche perché segna l’avvio della realizzazione della ristrutturazione di tutto il reparto”.

La donazione dei letti è, infatti, il primo passo previsto dal progetto di Fondazione Sant’Orsola “Lo spazio che cura” per donare ai pazienti un reparto tutto nuovo: nuovi pavimenti, nuovi controsoffitti, nuova illuminazione, nuovi colori alle pareti. Ogni paziente potrà contare su stanze con tende fonoassorbenti per garantire maggior privacy, bagni totalmente rinnovati, balconi trasformati in giardini.

Un obiettivo importante: “Lo spazio in cui avviene la cura – spiega il professor Ardizzoni – fa parte della cura. Ci sono studi che lo dimostrano: se un oncologico è accolto in un ambiente migliore, i risultati delle terapie sono migliori”. Per raggiungere il traguardo servono 585.000 euro. Una sfida impegnativa, a cui tanti cittadini e diverse realtà bolognesi hanno già dato un contributo importante, a partire dall’asta delle luminarie di Lucio Dalla che si è svolta un anno fa grazie al Consorzio dei commercianti di via D’Azeglio e alla Galleria d’Arte Maggiore, in collaborazione con la Fondazione Dalla, Ascom Confcommercio, Sotheby’s e il Comune di Bologna, per arrivare fino alle donazioni di Banca di Bologna, Bologna Football Club 1909, Palazzo di Varignana, CAR e MEC.

Nella pagina del progetto “Lo spazio che cura” tutte le informazioni per aderire e partecipare.

SANT’ORSOLA, LA FONDAZIONE PORTA UN PIANOFORTE NEL REPARTO DI ONCOLOGIA MEDICA

Beethhoven, Schubert e Chopin in Oncologia. La Fondazione Sant’Orsola ha portato venerdì 7 ottobre un pianoforte a coda nel reparto di degenza di Oncologia medica diretto dal professor Ardizzoni, al quinto piano del padiglione 2, per un breve concerto del pianista bolognese Marco Laganà, premiato in concorsi nazionali e internazionali e oggi docente al Conservatorio di Cesena, per il personale e i pazienti ricoverati.

 

“Questo concerto – spiega il presidente di Fondazione Sant’Orsola Giacomo Faldella – nasce dai valori che guidano il nostro progetto ‘Lo spazio che cura’, per ristrutturare l’intero reparto di Oncologia e donare ai pazienti un luogo capace di dare risposta al desiderio di bellezza che sempre accompagna ognuno di noi, anche e soprattutto durante un percorso di cura”.

 

Il concerto è stato eseguito da Marco Laganà che, premiato in diversi concorsi nazionali e internazionali, ha tenuto numerosi recital per pianoforte ed è titolare di cattedra di pianoforte complementare dal 1997, insegnando nei Conservatori di Matera, Foggia, Pesaro, Parma e, attualmente, al Conservatorio Bruno Maderna di Cesena.

 

Il pianoforte è stato posizionato nell’atrio e tutte le camere di degenza sono state aperte, per permettere anche a chi non si poteva alzare dal letto di seguire il concerto durante il quale Laganà ha eseguito brani di Ludwig van Beethoven (Sonata in Re minore Op. 31 n. 2 “la Tempesta”), Franz Schubert (Improvvisi D. 899, Op. 90) e Frédéric Chopin (Secondo Scherzo in Si bemolle minore Op. 31).

 

Fondazione Sant’Orsola prosegue così nel proprio impegno per l’oncologia. Nel 2020 aveva ristrutturato il Day hospital del reparto, dove ogni giorno 80-100 pazienti ricevono le terapie. Ora, con la campagna Lo spazio che cura, ha in corso la raccolta fondi per ristrutturare radicalmente tutta la degenza, che accoglie ogni anno circa 900 pazienti. Per riuscirci mancano ancora quasi 200mila dei 585.000 euro necessari. Aiutaci a raggiungere il risultato!

 

Meliconi affianca Fondazione Sant’Orsola per InCanto, laboratorio per mamme e neonati

Quando voce e musicalità del suono accompagnano il rapporto ancestrale tra mamma e neonato, allora si è di fronte al progetto InCanto, uno splendido laboratorio settimanale e dedicato alle neomamme che si riuniscono negli spazi organizzati dalla Fondazione Policlinico Sant’Orsola di Bologna per imparare a interagire e a comunicare attraverso suoni e ninna-nanne con il proprio bambino.

 

Meliconi, azienda bolognese che da oltre 50 anni produce accessori per TV e per elettrodomestici oltre a cuffie ed auricolari, ha nel proprio DNA quello di anticipare le esigenze e le richieste dei consumatori, grazie ad un’ampia gamma di prodotti innovativi, sicuri e di eccellente qualità!

 

Meliconi è vicino alle neomanne del Progetto con la donazione delle Safe pods Evo Meliconi, auricolari true wireless con tecnologia Bluetooth® 5.0, unitamente a file audio multimediali contenenti alcune nenie e ninne nanne che le mamme potranno ascoltare in cuffia per poi farle proprie e cantarle con una vocalità rassicurante ai loro piccoli. Meliconi è consapevole che per replicare al meglio e trasmettere in maniera personalizzata un suono, una nenia o una ninna nanna, occorre in prima battuta un buon ascolto, possibilmente in cuffia, per carpirne sfumature e tonalità!

 

“Affiancare la Fondazione Policlinico Sant’Orsola di Bologna in questa importante iniziativa – afferma Luca Cucciniello, direttore marketing Meliconi – rientra tra i progetti che l’azienda di Granarolo ha messo in campo sul tema della sostenibilità, intesa non solo come sostenibilità ambientale, ultima iniziativa in ordine di tempo in questo ambito la progressiva riduzione della plastica dai propri packaging, ma anche sociale, realizzata appunto attraverso iniziative a favore del territorio e di chi lo abita, di cui è stato un esempio il supporto dato alla manifestazione Italy Sounds Classic di Bologna lo scorso 9-11 giugno 2022″.

Primo trapianto con la macchina del “cuore in una scatola” donata dalla Fondazione

Eseguito all’IRCCS Policlinico di Sant’Orsola il primo trapianto di un cuore prelevato con sistema OCS (Organ Care System) – Heart, conosciuto come “Il cuore in una scatola”, una macchina innovativa che conserva il cuore vivo e battente prima del trapianto e, se ce n’è bisogno, lo cura, donata dalla Fondazione Sant’Orsola. Ad eseguire l’intervento, lo scorso 30 agosto, l’équipe del prof. dell’Università di Bologna, Direttore della Scuola di specializzazione di Cardiochirurgia, Davide Pacini.

 

Il paziente che ha ricevuto l’organo è un uomo di 65 anni residente fuori regione ed era assistito con un dispositivo di assistenza ventricolare VAD da circa due anni. Oggi sta bene ed è stato dimesso dalla terapia intensiva. Il prelievo e il trapianto sono stati eseguiti lo scorso 30 agosto.

 

L’OCS è arrivato a Bologna grazie a una raccolta fondi lanciata da Fondazione Sant’Orsola che ha permesso di raggiungere i 225.000 euro necessari, grazie alle donazioni di Fideuram, Coop Alleanza 3.0, altre piccole imprese e 998 bolognesi che hanno dato il proprio contributo. “È stata una catena di solidarietà – spiega il presidente di Fondazione Sant’Orsola Giacomo Faldella – che dimostra come i privati, unendo le forze, possano avere cura dei beni comuni e fare qualcosa di concreto per migliorare ancora la qualità già così alta della cura garantita dai nostri ospedali. In questo caso particolare il valore è ancora più grande, perché l’OCS è un ponte che consente all’organo donato di raggiungere, anche nei casi più proibitivi, chi lo aspetta per poter continuare a vivere. È uno strumento a servizio del dono”.

 

Il sistema OCS in Italia è stato utilizzato finora solo presso l’Azienda Ospedaliera S. Maria della Misericordia di Udine, l’Ospedale di Padova e l’Ospedale Niguarda di Milano, e rappresenta una delle più recenti e significative innovazioni tecnologiche nel campo dei trapianti e della preservazione d’organo. L’Organ Care System è la prima apparecchiatura portatile al mondo di perfusione cardiaca, dalle dimensioni prossime a quelle di un piccolo carrello, trasportabile su ambulanza del 118, come in questo primo caso a Bologna, o in elicottero e aeroplano.

 

Il sistema OCS – Heart garantisce la contrattilità e la pulsatilità del cuore del donatore attraverso l’infusione continua di sangue caldo, ossigenato e ricco di nutrienti nelle coronarie e riduce il lavoro cardiaco tenendolo continuamente drenato. Attraverso questo sistema è possibile monitorare in continuo la pressione arteriosa, la frequenza cardiaca, il flusso coronarico, la pressione di perfusione, e lo stato metabolico dell’organo donato (prelievo dei lattati venosi e arteriosi e dati emogasanalitici) oltre che ispettivamente la contrattilità dell’organo. L’OCS Heart consente di giudicare lo stato di salute del cuore in tempo reale e di modificare parametri emodinamici e metabolici per ottimizzare il risultato, ma anche di interrompere il trapianto in caso di andamento negativo (evitando di impiantare un organo ad alto rischio di disfunzione immediata).

 

In questo modo i vantaggi sono più di uno:

  • il cuore può essere trapiantato in sicurezza anche se proviene da un donatore più anziano;
  • gli interventi di lunga durata – per la presenza di altri problemi ad esempio vascolari, o perché, come nel caso specifico, il ricevente è portatore di un dispositivo di assistenza ventricolare VAD – possono essere affrontati con maggiore sicurezza;
  • le possibilità di trasferimento dell’organo da un ospedale all’altro, per raggiungere un paziente idoneo a quell’organo, sono più ampie

 

“Da oggi abbiamo un’arma in più per combattere temibili malattie. –  così Chiara Gibertoni, direttore generale dell’IRCCS Azienda Ospedaliero Universitaria di Bologna – Policlinico di Sant’Orsola -. Puntiamo alla ricerca, allo sviluppo e all’applicazione clinica delle nuove tecnologie per guardare con fiducia al progresso della medicina e chirurgia e al futuro dei trapianti di cuore, in questo modo esercitando appieno il nostro ruolo di Istituto di Ricovero e Cura a carattere Scientifico per il bene dei pazienti”.

 

Nella foto: i relatori della conferenza stampa e, alle spalle, il pannello con il grazie a tutti i donatori che hanno reso possibile l’arrivo a Bologna dell’OCS

 

Guarda come cresco, riparte dopo l’estate il progetto per i bimbi con Trisomia 21

Il progetto “Guarda come cresco” riparte, dopo l’estate, con una festa. Una mattinata insieme, bambini, genitori e fratelli e sorelle, le quattro logopediste. Tutti insieme con la gioia di far parte di un progetto che dona la logopedia precoce a 37 bambini e bambine nati con la sindrome di Down, per aiutarli ad iniziare a parlare e, quindi, ad inserirsi a scuola e con i propri coetanei.

 

Sabato 24 settembre alle 10.30 si sono ritrovati tutti al Padiglione delle Meraviglie, dove ogni giorno in una stanza dedicata si svolgono le sedute di logopedia. La merenda offerta dal Forno Calzolari e da Salus bevande, i giochi con i volontari della Fondazione Sant’Orsola e un’educatrice di Open Group, e poi un momento di incontro nell’ex chiesa di San Gregorio per tutti i genitori.

 

Per tanti è stata l’occasione di vedersi per la prima volta: solo durante quest’anno sono ben 12, infatti, i bambini e le bambine entrate nel progetto che continua a crescere. Si è passati infatti dai 10 bambini del 2020 agli attuali 37 e, conseguentemente, da un’unica logopedista ad un’equipe di quattro professioniste (Caterina Cataldi, Eugenia Scalisi, Anna Mingarelli e Lucia Ravegnani).

 

In tre anni sono state realizzate così ben 1.672 ore di logopedia, sempre con i genitori presenti, per coinvolgerli nel cammino dei figli e dare loro strumenti per continuare il lavoro casa. Quest’anno è stato svolto anche un corso in tre fine settimana che ha coinvolto altre 43 logopediste di tutta Italia, per aiutare anche altre realtà ad iniziare un percorso simile, permettendo anche ai bimbi che abitano in altre zone del Paese di aver accesso alla logopedia precoce.

 

Tutto questo è stato reso possibile dai 223 donatori che finora hanno sostenuto il progetto, donando 115.000 euro che coprono anche una parte delle necessità per il prossimo anno. Ora serve uno sforzo ulteriore per raccogliere i 13.800 euro che mancano non solo per continuare a seguire i 37 bambini ma anche per poter accogliere chi nei prossimi mesi chiederà di poter entrare nel progetto, che salgono a 20.000 per avere la possibilità di aprire le porte agli altri bimbi che busseranno alla porta di Guarda come cresco.

 

Le slide proiettate oggi24.09.2022 Guarda come cresco

 

Le foto della giornata

La Fondazione Sant’Orsola partecipa a Farete, la fiera delle imprese di Confindustria Emilia

Fondazione Sant’Orsola partecipa il 7 e 8 settembre 2022 a Farete, la manifestazione fieristica che – dopo due anni di stop imposto dalla pandemia – riunisce le imprese aderenti a Confindustria Emilia. Due giorni di incontri e presentazioni, per raccontare ai protagonisti di una parte essenziale dell’economia locale chi siamo, cosa abbiamo fatto, quali sono i progetti futuri e come poter collaborare insieme per realizzarli.

 

Il nostro stand è al padiglione 15, nell’area P32-Q31. I pannelli raccontano – oltre ai risultati ottenuti fin qui – 11 progetti attivi in questo momento, dallo Spazio che cura per ristrutturare il reparto di Oncologia al giardino per la pediatria, da Casa Emilia per chi viene a Bologna per curarsi da fuori regione all’acquisto di un robot per la fisioterapia.

 

Casa Emilia raddoppia passando da 11 a 22 alloggi per pazienti e familiari

Casa Emilia raddoppia. La struttura aperta da Fondazione Sant’Orsola il primo settembre 2021 per accogliere pazienti che arrivano da fuori regione, insieme ai propri cari, per essere curati al Policlinico passa da 11 a 22 appartamenti. “È una scelta molto impegnativa – spiega il presidente Giacomo Faldella – ma necessaria, sia per dare una risposta a una domanda in aumento, sia per far crescere ancora un’esperienza che durante il primo anno ha manifestato il proprio valore al di là di ogni nostra aspettativa”.

 

Casa Emilia accoglie, infatti, non solo i parenti ma anche – e soprattutto – i pazienti di fuori regione che, con o senza famigliari, devono rimanere a Bologna per le visite e gli esami pre-ricovero, durante terapie oncologiche o altre terapie che non richiedano la degenza in ospedale, per i controlli e le visite post-intervento chirurgico o trapianto. La durata del soggiorno, completamente gratuito, può variare da pochi giorni a diversi mesi, in base alle esigenze di cura di ognuno.

 

La Casa aveva aperto i battenti un anno fa prendendo in affitto il quarto piano dello studentato di Camplus – primo provider di housing per studenti universitari in Italia – in via Emilia Levante. Il quarto piano offre 10 appartamenti, da 3 a 5 posti letto, ognuno con bagno e cucina autonomi, a cui si aggiungono uno spazio comune per stare con le altre famiglie e una grande terrazza. Ogni giorno la casa è animata dalla presenza dei volontari, sempre a disposizione per ogni necessità.

 

“Casa Emilia – spiega il direttore generale del Policlinico Chiara Gibertoni – amplia e qualifica ancora la grande offerta di accoglienza che tante associazioni hanno costruito in questi anni attorno al nostro Policlinico. Per noi si tratta di un aiuto importante, per poter dare una risposta positiva ai tanti pazienti che arrivano da tutta Italia grazie alle cure che la qualità dei nostri medici e il valore della ricerca è in grado di garantire. Anche in questo la Fondazione Sant’Orsola si conferma per noi un alleato importante con cui continueremo a lavorare e a costruire risposte per i nostri pazienti”.

 

Durante il primo anno le richieste arrivate sono state 915, ma è stato possibile accoglierne solo 429 (46%), presentate da 181 pazienti (numerosi sono tornati più volte per visite e controlli). Gli ospiti arrivano da 18 regioni (in pratica tutte tranne Piemonte e Valle d’Aosta): il 75% dal sud, ma quasi un quarto anche dal centro e dal nord. A differenza di altre case di accoglienza, dedicate a uno specifico reparto, Casa Emilia ha accolto pazienti in cura in 34 reparti diversi del Policlinico, confermando la trasversalità che la Fondazione è nata per avere.

 

Ora – viste le tante domande a cui non è stato possibile dare una risposta positiva per carenza di stanze – la Fondazione Sant’Orsola ha deciso, dopo appena un anno, di raddoppiare l’accoglienza. Oltre al quarto piano è stato preso in affitto da Camplus anche il terzo, arrivando a 22 alloggi, mantenendone sempre uno come luogo di incontro per tutte le famiglie, a fianco della grande terrazza, a servizio di entrambi i piani.

 

Per la Fondazione Sant’Orsola si tratta di uno sforzo davvero importante. Il costo complessivo per garantire 12 mesi di accoglienza gratuita (dal primo settembre 2022 al 31 agosto 2023) sarà pari a 420.000 euro, iva compresa. Per farvi fronte Fondazione Sant’Orsola lancerà una grande campagna di raccolta fondi, con iniziative durante tutto l’anno, per far vivere anche così la grande capacità di accoglienza di Bologna.

 

“Il nostro obiettivo – racconta il presidente della Fondazione Sant’Orsola Giacomo Faldella – è accogliere quest’anno almeno 360 pazienti con le proprie famiglie mantenendo, grazie soprattutto alla presenza quotidiana dei nostri volontari, la possibilità per tutti di vivere momenti di condivisione che aiutano a superare isolamento e solitudine ed aprono ad una positività inaspettata. A Casa Emilia si vive, insieme, la gioia di non essere soli, la forza di una comunità che nasce dall’accoglienza reciproca della propria fragilità. È una dimensione che vogliamo far crescere ed offrire a sempre più famiglie”.

 

“L’esperienza di Casa Emilia inserisce un altro tassello nel nostro viaggio – commenta Maurizio Carvelli, CEO e Founder di Camplus – una esperienza per noi nuova, intensa e che va affrontata con una passione per le persone vera e sincera. Dopo tanti anni di lavoro nel mondo dell’ospitalità, stiamo toccando con mano il significato e il senso più profondo di che cosa significhi questa parola, stiamo riscoprendo il vero valore dell’accoglienza. Ringrazio quindi Fondazione Sant’Orsola per averci scelto come compagni di viaggio in questo percorso, perché pensando a tutti gli ospiti che sono stati con noi quest’anno possiamo dire che è stata una piacevole scoperta vedere che si sono sentiti ‘a casa’ in un momento difficile e particolare della loro vita”.

 

(nella foto: il cardinal Zuppi con alcuni ospiti all’ingresso di Casa Emilia nel dicembre scorso)