Stefano Vezzani

Meliconi affianca Fondazione Sant’Orsola per InCanto, laboratorio per mamme e neonati

Quando voce e musicalità del suono accompagnano il rapporto ancestrale tra mamma e neonato, allora si è di fronte al progetto InCanto, uno splendido laboratorio settimanale e dedicato alle neomamme che si riuniscono negli spazi organizzati dalla Fondazione Policlinico Sant’Orsola di Bologna per imparare a interagire e a comunicare attraverso suoni e ninna-nanne con il proprio bambino.

 

Meliconi, azienda bolognese che da oltre 50 anni produce accessori per TV e per elettrodomestici oltre a cuffie ed auricolari, ha nel proprio DNA quello di anticipare le esigenze e le richieste dei consumatori, grazie ad un’ampia gamma di prodotti innovativi, sicuri e di eccellente qualità!

 

Meliconi è vicino alle neomanne del Progetto con la donazione delle Safe pods Evo Meliconi, auricolari true wireless con tecnologia Bluetooth® 5.0, unitamente a file audio multimediali contenenti alcune nenie e ninne nanne che le mamme potranno ascoltare in cuffia per poi farle proprie e cantarle con una vocalità rassicurante ai loro piccoli. Meliconi è consapevole che per replicare al meglio e trasmettere in maniera personalizzata un suono, una nenia o una ninna nanna, occorre in prima battuta un buon ascolto, possibilmente in cuffia, per carpirne sfumature e tonalità!

 

“Affiancare la Fondazione Policlinico Sant’Orsola di Bologna in questa importante iniziativa – afferma Luca Cucciniello, direttore marketing Meliconi – rientra tra i progetti che l’azienda di Granarolo ha messo in campo sul tema della sostenibilità, intesa non solo come sostenibilità ambientale, ultima iniziativa in ordine di tempo in questo ambito la progressiva riduzione della plastica dai propri packaging, ma anche sociale, realizzata appunto attraverso iniziative a favore del territorio e di chi lo abita, di cui è stato un esempio il supporto dato alla manifestazione Italy Sounds Classic di Bologna lo scorso 9-11 giugno 2022″.

Primo trapianto con la macchina del “cuore in una scatola” donata dalla Fondazione

Eseguito all’IRCCS Policlinico di Sant’Orsola il primo trapianto di un cuore prelevato con sistema OCS (Organ Care System) – Heart, conosciuto come “Il cuore in una scatola”, una macchina innovativa che conserva il cuore vivo e battente prima del trapianto e, se ce n’è bisogno, lo cura, donata dalla Fondazione Sant’Orsola. Ad eseguire l’intervento, lo scorso 30 agosto, l’équipe del prof. dell’Università di Bologna, Direttore della Scuola di specializzazione di Cardiochirurgia, Davide Pacini.

 

Il paziente che ha ricevuto l’organo è un uomo di 65 anni residente fuori regione ed era assistito con un dispositivo di assistenza ventricolare VAD da circa due anni. Oggi sta bene ed è stato dimesso dalla terapia intensiva. Il prelievo e il trapianto sono stati eseguiti lo scorso 30 agosto.

 

L’OCS è arrivato a Bologna grazie a una raccolta fondi lanciata da Fondazione Sant’Orsola che ha permesso di raggiungere i 225.000 euro necessari, grazie alle donazioni di Fideuram, Coop Alleanza 3.0, altre piccole imprese e 998 bolognesi che hanno dato il proprio contributo. “È stata una catena di solidarietà – spiega il presidente di Fondazione Sant’Orsola Giacomo Faldella – che dimostra come i privati, unendo le forze, possano avere cura dei beni comuni e fare qualcosa di concreto per migliorare ancora la qualità già così alta della cura garantita dai nostri ospedali. In questo caso particolare il valore è ancora più grande, perché l’OCS è un ponte che consente all’organo donato di raggiungere, anche nei casi più proibitivi, chi lo aspetta per poter continuare a vivere. È uno strumento a servizio del dono”.

 

Il sistema OCS in Italia è stato utilizzato finora solo presso l’Azienda Ospedaliera S. Maria della Misericordia di Udine, l’Ospedale di Padova e l’Ospedale Niguarda di Milano, e rappresenta una delle più recenti e significative innovazioni tecnologiche nel campo dei trapianti e della preservazione d’organo. L’Organ Care System è la prima apparecchiatura portatile al mondo di perfusione cardiaca, dalle dimensioni prossime a quelle di un piccolo carrello, trasportabile su ambulanza del 118, come in questo primo caso a Bologna, o in elicottero e aeroplano.

 

Il sistema OCS – Heart garantisce la contrattilità e la pulsatilità del cuore del donatore attraverso l’infusione continua di sangue caldo, ossigenato e ricco di nutrienti nelle coronarie e riduce il lavoro cardiaco tenendolo continuamente drenato. Attraverso questo sistema è possibile monitorare in continuo la pressione arteriosa, la frequenza cardiaca, il flusso coronarico, la pressione di perfusione, e lo stato metabolico dell’organo donato (prelievo dei lattati venosi e arteriosi e dati emogasanalitici) oltre che ispettivamente la contrattilità dell’organo. L’OCS Heart consente di giudicare lo stato di salute del cuore in tempo reale e di modificare parametri emodinamici e metabolici per ottimizzare il risultato, ma anche di interrompere il trapianto in caso di andamento negativo (evitando di impiantare un organo ad alto rischio di disfunzione immediata).

 

In questo modo i vantaggi sono più di uno:

  • il cuore può essere trapiantato in sicurezza anche se proviene da un donatore più anziano;
  • gli interventi di lunga durata – per la presenza di altri problemi ad esempio vascolari, o perché, come nel caso specifico, il ricevente è portatore di un dispositivo di assistenza ventricolare VAD – possono essere affrontati con maggiore sicurezza;
  • le possibilità di trasferimento dell’organo da un ospedale all’altro, per raggiungere un paziente idoneo a quell’organo, sono più ampie

 

“Da oggi abbiamo un’arma in più per combattere temibili malattie. –  così Chiara Gibertoni, direttore generale dell’IRCCS Azienda Ospedaliero Universitaria di Bologna – Policlinico di Sant’Orsola -. Puntiamo alla ricerca, allo sviluppo e all’applicazione clinica delle nuove tecnologie per guardare con fiducia al progresso della medicina e chirurgia e al futuro dei trapianti di cuore, in questo modo esercitando appieno il nostro ruolo di Istituto di Ricovero e Cura a carattere Scientifico per il bene dei pazienti”.

 

Nella foto: i relatori della conferenza stampa e, alle spalle, il pannello con il grazie a tutti i donatori che hanno reso possibile l’arrivo a Bologna dell’OCS

 

Guarda come cresco, riparte dopo l’estate il progetto per i bimbi con Trisomia 21

Il progetto “Guarda come cresco” riparte, dopo l’estate, con una festa. Una mattinata insieme, bambini, genitori e fratelli e sorelle, le quattro logopediste. Tutti insieme con la gioia di far parte di un progetto che dona la logopedia precoce a 37 bambini e bambine nati con la sindrome di Down, per aiutarli ad iniziare a parlare e, quindi, ad inserirsi a scuola e con i propri coetanei.

 

Sabato 24 settembre alle 10.30 si sono ritrovati tutti al Padiglione delle Meraviglie, dove ogni giorno in una stanza dedicata si svolgono le sedute di logopedia. La merenda offerta dal Forno Calzolari e da Salus bevande, i giochi con i volontari della Fondazione Sant’Orsola e un’educatrice di Open Group, e poi un momento di incontro nell’ex chiesa di San Gregorio per tutti i genitori.

 

Per tanti è stata l’occasione di vedersi per la prima volta: solo durante quest’anno sono ben 12, infatti, i bambini e le bambine entrate nel progetto che continua a crescere. Si è passati infatti dai 10 bambini del 2020 agli attuali 37 e, conseguentemente, da un’unica logopedista ad un’equipe di quattro professioniste (Caterina Cataldi, Eugenia Scalisi, Anna Mingarelli e Lucia Ravegnani).

 

In tre anni sono state realizzate così ben 1.672 ore di logopedia, sempre con i genitori presenti, per coinvolgerli nel cammino dei figli e dare loro strumenti per continuare il lavoro casa. Quest’anno è stato svolto anche un corso in tre fine settimana che ha coinvolto altre 43 logopediste di tutta Italia, per aiutare anche altre realtà ad iniziare un percorso simile, permettendo anche ai bimbi che abitano in altre zone del Paese di aver accesso alla logopedia precoce.

 

Tutto questo è stato reso possibile dai 223 donatori che finora hanno sostenuto il progetto, donando 115.000 euro che coprono anche una parte delle necessità per il prossimo anno. Ora serve uno sforzo ulteriore per raccogliere i 13.800 euro che mancano non solo per continuare a seguire i 37 bambini ma anche per poter accogliere chi nei prossimi mesi chiederà di poter entrare nel progetto, che salgono a 20.000 per avere la possibilità di aprire le porte agli altri bimbi che busseranno alla porta di Guarda come cresco.

 

Le slide proiettate oggi24.09.2022 Guarda come cresco

 

Le foto della giornata

La Fondazione Sant’Orsola partecipa a Farete, la fiera delle imprese di Confindustria Emilia

Fondazione Sant’Orsola partecipa il 7 e 8 settembre 2022 a Farete, la manifestazione fieristica che – dopo due anni di stop imposto dalla pandemia – riunisce le imprese aderenti a Confindustria Emilia. Due giorni di incontri e presentazioni, per raccontare ai protagonisti di una parte essenziale dell’economia locale chi siamo, cosa abbiamo fatto, quali sono i progetti futuri e come poter collaborare insieme per realizzarli.

 

Il nostro stand è al padiglione 15, nell’area P32-Q31. I pannelli raccontano – oltre ai risultati ottenuti fin qui – 11 progetti attivi in questo momento, dallo Spazio che cura per ristrutturare il reparto di Oncologia al giardino per la pediatria, da Casa Emilia per chi viene a Bologna per curarsi da fuori regione all’acquisto di un robot per la fisioterapia.

 

Casa Emilia raddoppia passando da 11 a 22 alloggi per pazienti e familiari

Casa Emilia raddoppia. La struttura aperta da Fondazione Sant’Orsola il primo settembre 2021 per accogliere pazienti che arrivano da fuori regione, insieme ai propri cari, per essere curati al Policlinico passa da 11 a 22 appartamenti. “È una scelta molto impegnativa – spiega il presidente Giacomo Faldella – ma necessaria, sia per dare una risposta a una domanda in aumento, sia per far crescere ancora un’esperienza che durante il primo anno ha manifestato il proprio valore al di là di ogni nostra aspettativa”.

 

Casa Emilia accoglie, infatti, non solo i parenti ma anche – e soprattutto – i pazienti di fuori regione che, con o senza famigliari, devono rimanere a Bologna per le visite e gli esami pre-ricovero, durante terapie oncologiche o altre terapie che non richiedano la degenza in ospedale, per i controlli e le visite post-intervento chirurgico o trapianto. La durata del soggiorno, completamente gratuito, può variare da pochi giorni a diversi mesi, in base alle esigenze di cura di ognuno.

 

La Casa aveva aperto i battenti un anno fa prendendo in affitto il quarto piano dello studentato di Camplus – primo provider di housing per studenti universitari in Italia – in via Emilia Levante. Il quarto piano offre 10 appartamenti, da 3 a 5 posti letto, ognuno con bagno e cucina autonomi, a cui si aggiungono uno spazio comune per stare con le altre famiglie e una grande terrazza. Ogni giorno la casa è animata dalla presenza dei volontari, sempre a disposizione per ogni necessità.

 

“Casa Emilia – spiega il direttore generale del Policlinico Chiara Gibertoni – amplia e qualifica ancora la grande offerta di accoglienza che tante associazioni hanno costruito in questi anni attorno al nostro Policlinico. Per noi si tratta di un aiuto importante, per poter dare una risposta positiva ai tanti pazienti che arrivano da tutta Italia grazie alle cure che la qualità dei nostri medici e il valore della ricerca è in grado di garantire. Anche in questo la Fondazione Sant’Orsola si conferma per noi un alleato importante con cui continueremo a lavorare e a costruire risposte per i nostri pazienti”.

 

Durante il primo anno le richieste arrivate sono state 915, ma è stato possibile accoglierne solo 429 (46%), presentate da 181 pazienti (numerosi sono tornati più volte per visite e controlli). Gli ospiti arrivano da 18 regioni (in pratica tutte tranne Piemonte e Valle d’Aosta): il 75% dal sud, ma quasi un quarto anche dal centro e dal nord. A differenza di altre case di accoglienza, dedicate a uno specifico reparto, Casa Emilia ha accolto pazienti in cura in 34 reparti diversi del Policlinico, confermando la trasversalità che la Fondazione è nata per avere.

 

Ora – viste le tante domande a cui non è stato possibile dare una risposta positiva per carenza di stanze – la Fondazione Sant’Orsola ha deciso, dopo appena un anno, di raddoppiare l’accoglienza. Oltre al quarto piano è stato preso in affitto da Camplus anche il terzo, arrivando a 22 alloggi, mantenendone sempre uno come luogo di incontro per tutte le famiglie, a fianco della grande terrazza, a servizio di entrambi i piani.

 

Per la Fondazione Sant’Orsola si tratta di uno sforzo davvero importante. Il costo complessivo per garantire 12 mesi di accoglienza gratuita (dal primo settembre 2022 al 31 agosto 2023) sarà pari a 420.000 euro, iva compresa. Per farvi fronte Fondazione Sant’Orsola lancerà una grande campagna di raccolta fondi, con iniziative durante tutto l’anno, per far vivere anche così la grande capacità di accoglienza di Bologna.

 

“Il nostro obiettivo – racconta il presidente della Fondazione Sant’Orsola Giacomo Faldella – è accogliere quest’anno almeno 360 pazienti con le proprie famiglie mantenendo, grazie soprattutto alla presenza quotidiana dei nostri volontari, la possibilità per tutti di vivere momenti di condivisione che aiutano a superare isolamento e solitudine ed aprono ad una positività inaspettata. A Casa Emilia si vive, insieme, la gioia di non essere soli, la forza di una comunità che nasce dall’accoglienza reciproca della propria fragilità. È una dimensione che vogliamo far crescere ed offrire a sempre più famiglie”.

 

“L’esperienza di Casa Emilia inserisce un altro tassello nel nostro viaggio – commenta Maurizio Carvelli, CEO e Founder di Camplus – una esperienza per noi nuova, intensa e che va affrontata con una passione per le persone vera e sincera. Dopo tanti anni di lavoro nel mondo dell’ospitalità, stiamo toccando con mano il significato e il senso più profondo di che cosa significhi questa parola, stiamo riscoprendo il vero valore dell’accoglienza. Ringrazio quindi Fondazione Sant’Orsola per averci scelto come compagni di viaggio in questo percorso, perché pensando a tutti gli ospiti che sono stati con noi quest’anno possiamo dire che è stata una piacevole scoperta vedere che si sono sentiti ‘a casa’ in un momento difficile e particolare della loro vita”.

 

(nella foto: il cardinal Zuppi con alcuni ospiti all’ingresso di Casa Emilia nel dicembre scorso)

Rekeep a fianco di Fondazione Sant’Orsola per realizzare il Centro per il benessere dei pazienti

Rekeep a fianco di Fondazione Sant’Orsola per i prossimi tre anni. L’impresa bolognese sosterrà, con una donazione che si rinnoverà ogni anno, uno dei progetti principali della Fondazione: la realizzazione e l’attività di un Centro per il benessere dei pazienti, al padiglione 2. Rekeep diventa così la prima impresa partner di Fondazione Sant’Orsola.

 

“Ogni donazione è importante – spiega il presidente Giacomo Faldella – ma la scelta di crescere insieme lo è ancora di più. Per questo, forti della capacità di realizzare i progetti che abbiamo dimostrato in questi primi tre anni, abbiamo voluto offrire alle imprese una possibilità in più di collaborare, diventando come ha fatto Rekeep partner della Fondazione”.

 

La partnership si concretizza nella donazione che permetterà al progetto di proseguire e crescere, ma non solo. La Fondazione offrirà alle imprese partner occasioni diverse per coinvolgere dipendenti, clienti e fornitori, fornendo un racconto continuativo e un rendiconto periodico dei risultati raggiunti insieme, incontri con i medici del Sant’Orsola per aver cura della propria salute, esperienze di volontariato aziendale.

 

“Siamo convinti – spiega il presidente Faldella – che ogni occasione di partecipazione aiuti la nostra comunità a crescere, donando ad ognuno maggiori opportunità. Questo accordo siglato con Rekeep è per noi un passo importante nella direzione giusta”.

 

“Abbiamo scelto di garantire un sostegno stabile e continuativo alla Fondazione Sant’Orsola – commenta Claudio Levorato, presidente del Gruppo Rekeep – perché abbiamo avuto modo di conoscerne in modo approfondito l’impegno e la passione e, soprattutto, ne condividiamo le finalità: siamo entrambi convinti che imprese, associazioni e cittadini possano e debbano essere “alleati” della sanità pubblica per contribuire insieme a renderla migliore e più accogliente, per il bene di tutti”.

 

“Il Centro per il benessere dei pazienti, che sosterremo nei prossimi anni – prosegue Levorato – è un progetto che va in questa direzione: completa e supporta le cure sanitarie rendendo il Policlinico più accogliente e pone al centro la dignità della persona che deve rimanere a lungo ricoverata in ospedale. È un progetto innovativo nell’ambito della sanità pubblica che ci rende particolarmente orgogliosi”.

 

Scopri il progetto “Al Sant’Orsola come a casa” grazie a cui sarà realizzato il Centro per il benessere dei pazienti!

 

“Provo a dirlo con un libro”, laFeltrinelli sostiene il progetto della Fondazione

Un ‘libro sospeso’ per chi è ricoverato in ospedale. La Libreria Feltrinelli di piazza Ravegnana sostiene con una campagna di raccolta fondi il progetto di Fondazione Sant’Orsola “Provo a dirlo con un libro”. Un’iniziativa nata con l’obiettivo di qualificare il percorso di cura dei pazienti attraverso la lettura come strumento di intrattenimento ed evasione. Attraverso questo progetto, chi è ricoverato al Policlinico ha infatti la possibilità di chiedere un determinato titolo che verrà acquistato dalla Fondazione presso laFeltrinelli di piazza Ravegnana e recapitato alle persone ricoverate entro 24 ore dalla richiesta grazie ai volontari della Fondazione Sant’Orsola.

 

“Non c’è niente di più bello, per chi nella vita si occupa di promuovere la lettura, di sapere che il libro può trasformarsi in un vero e proprio compagno di viaggio, aiutando le persone ad affrontare un percorso di cura e donando loro un momento di leggerezza e di evasione. Per questo motivo siamo felici di sostenere “Provo a dirlo con un libro” di Fondazione Sant’Orsola che ci ha voluti come partner di un’iniziativa che ha una ricaduta così significativa e concreta sulla vita delle persone”, afferma Enrica Cavallari, direttrice della Feltrinelli di Piazza Ravegnana.

 

“Aiutare a vivere bene il percorso di cura, non essere soli durante questo cammino – spiega il presidente di Fondazione Sant’Orsola Giacomo Faldella è uno degli obiettivi di fondo della Fondazione Sant’Orsola. Donare un libro è, in questo senso, un gesto potente perché connette con la vita, abbatte i muri, trasporta in altre epoche e in altri luoghi e costituisce un’occasione di incontro con i nostri volontari, liberando tante energie come raccontano le testimonianze dei beneficiari”.

 

L’idea del progetto è nata durante la fase più acuta della pandemia quando era diventato impossibile utilizzare le piccole biblioteche presenti in tanti reparti, visto che le regole impedivano il passaggio dei libri di mano in mano. Così, per trovare un modo di essere vicini a chi era ricoverato, i volontari di Fondazione Sant’Orsola si sono inventati un modo per regalare quel che non si poteva più prestare.

 

In pochi mesi hanno recensito 325 libri creando un catalogo online, sul sito della Fondazione (www.fondazionesantorsola.it), con tutti i volumi che ognuno avrebbe consigliato a un amico ricoverato. Al catalogo è collegato un form con cui chi è ricoverato può chiedere uno dei libri recensiti o un altro volume a scelta. Quando i volontari ricevono la richiesta vanno, grazie alle donazioni che arrivano a sostegno del progetto, ad acquistarlo ed entro 24 ore lo consegnano in reparto al paziente.

 

Per far conoscere questa opportunità ogni due settimane i volontari inseriscono nei vassoi del pranzo di tutti i ricoverati una cartolina promozionale. Qualche giorno fa sono stati raggiunti i 1.600 libri consegnati. Di questi il 59,5% proviene dal catalogo, per il 40,5% si tratta invece di richieste libere da parte dei degenti. Tra tutti coloro che finora hanno chiesto un libro in dono, la maggior parte sono donne (62% delle richieste totali).

 

Sono oltre 180 le testimonianze inviate spontaneamente via mail da chi ha ricevuto un libro in dono, capaci di raccontare in modo preciso ed efficace l’utilità di un progetto che ora, grazie al sostegno di laFeltrinelli, potrà crescere ancora. Presso la libreria di piazza Ravegnana, sotto le Due Torri, sta partendo una campagna di raccolta fondi a cui tutti i lettori potranno partecipare acquistando una gift card da 5 o 10 euro con uno spazio dedicato dove poter scrivere – se si vuole – un messaggio per chi riceverà il libro grazie anche alla propria donazione.

 

 

Dai panificatori Ascom e Palazzo di Varignana 60 chili di raviole a sostegno di Casa Emilia

Sessanta chili di raviole, ripiene di una marmellata speciale di albicocche, cardamomo e goji. E un mese di accoglienza per una famiglia a Casa Emilia. È la donazione che l’Associazione Panificatori di Bologna e Provincia, Confcommercio Ascom Bologna e Palazzo di Varignana hanno realizzato per Fondazione Sant’Orsola. Una storia di generosità che ha un valore in più, perché ha permesso di non sprecare ciò che, essendo prossimo alla scadenza, non poteva essere commercializzato.

Tutto inizia, infatti, con la donazione a Fondazione Sant’Orsola di oltre 400 vasetti di marmellata realizzata da Palazzo di Varignana con materie prime di grande qualità. “Collaboriamo da tempo con la Fondazione Sant’Orsola, perché ne condividiamo i valori, lo spirito e la visione etica. Anche per questo – racconta Carlo Gherardi, fondatore di Palazzo di Varignana – abbiamo scelto di dedicare all’iniziativa ‘Sessanta chili di raviole per le famiglie ospitate a Casa Emilia’ i frutti del nostro amore per la terra, rappresentati dalle confetture di albicocca, cardamomo e goji che produciamo nella nostra azienda agricola. Ogni anno il nostro frutteto di alberi dimenticati ci regala l’occasione di portare sulla tavola delle persone storie di sapori antichi. Queste nostre piccole bontà sono diventate un gesto di solidarietà nel progetto della Fondazione Sant’Orsola. Un gesto che ci riempie di orgoglio e soddisfazione”.

Fondazione Sant’Orsola ha quindi portato i vasetti all’Associazione Panificatori di Bologna e provincia che si è offerta di trasformarli in prodotti da forno. Insieme all’Associazione sfogline, una quindicina di pasticceri e fornai si sono così dati appuntamento nel laboratorio di via Gnudi per realizzare 60 chilogrammi di raviole, confezionate in oltre 300 sacchetti da cinque.

«Ancora una volta Confcommercio Ascom Bologna e l’Associazione Panificatori sono scesi in campo al fianco di Fondazione Sant’Orsola per regalare un attimo di normalità a chi soffre – spiega Giancarlo Tonelli, Direttore Generale Confcommercio Ascom Bologna –. Fondamentale anche il supporto di Palazzo di Varignana che ha permesso di non sprecare cibo prossimo alla scadenza, dando all’iniziativa anche un’impronta di sostenibilità».

«Abbiamo riunito un gruppo di giovani pasticcieri, fornai e sfogline di Bologna e provincia per questa raviolata di beneficenza, resa possibile anche grazie alla supervisione di qualche veterano – prosegue Samuel Mafaro, presidente dell’Associazione Panificatori di Bologna e provincia –. Aiutare chi soffre non ha prezzo ed è per questo che non ci siamo tirati indietro».

Le raviole saranno donate nei prossimi giorni alle famiglie ospitate gratuitamente a Casa Emilia, la struttura di accoglienza realizzata da Fondazione Sant’Orsola per chi viene a curarsi a Bologna, e ai pazienti e agli operatori sanitari di alcuni reparti dove anche in questi giorni sono al lavoro i volontari della Fondazione, regalando un sapore di casa a chi è ricoverato in ospedale o frequenta il day hospital per visite e terapie.

Ma la generosità non si è fermata qui: l’Associazione Panificatori di Bologna e provincia e Confcommercio Ascom Bologna hanno accompagnato le raviole con una donazione che permetterà di ospitare per un mese una famiglia a Casa Emilia. «Anche così, grazie alla generosità di Bologna – ha commentato il presidente della Fondazione Sant’Orsola Giacomo Faldella – chi vive un percorso di cura può sperimentare ogni giorno la gioia di non essere solo».

 

Covid, la Fondazione dona un software che migliora la diagnosi per il 21% dei pazienti gravi

Gli esami radiologici, da soli, permettono di identificare il 64% dei pazienti gravi. Applicando – grazie ad un software acquistato da Fondazione Sant’Orsola – l’intelligenza artificiale, la percentuale sale all’85%. C’è dunque un 21% in più di malati che possono essere curati tempestivamente, e dunque con maggiori possibilità di guarigione.

 

Questo grande passo avanti è raccontato da uno studio realizzato da un’equipe multidisciplinare comprendente le unità operative di Fisica sanitaria, Radiologia e Malattie infettive su pazienti affetti da SARS-CoV-2, accettato per la pubblicazione su “Applied Sciences” nel numero “Human and Artificial Intelligence”.

 

Lo studio, realizzato in collaborazione con il DIMES dell’Università di Bologna, ha utilizzato un nuovo tool, acquisito grazie alla Fondazione Sant’Orsola, che usa le immagini TAC per delineare in modo semi-automatico (ovvero riducendo al minimo l’intervento umano) le regioni polmonari affette da SARS-CoV-2 ed estrarre le principali caratteristiche di queste aree, non visibili ad occhio umano.

 

Grazie all’intelligenza artificiale si combinano così le informazioni radiomiche e cliniche, permettendo di classificare i pazienti a buona o cattiva prognosi. Il risultato? Questo modello permette di individuare l’85% dei pazienti gravi, il 21% in più di quel che avrebbero consentito i soli referti radiologici. Un fatto importante, e non solo per i pazienti Covid

 

“L’utilizzo di questo metodo – spiega infatti Lidia Strigari, responsabile della Fisica sanitaria, con cui abbiamo già realizzato il progetto Seguimi per rendere la radioterapia più sicura ed efficace – è applicabile anche a malattie o virus diversi che influenzano le immagini TAC e permetterà di dare priorità e maggiore attenzione ai pazienti più a rischio, ottimizzando l’utilizzo dei posti letto dedicati”.

 

 

Il Consiglio di amministrazione approva il Bilancio 2021 e la Relazione di missione

Il Consiglio di amministrazione di giovedì 26 maggio 2022 è stato un momento importante. Ha, infatti, confermato alla guida della Fondazione Sant’Orsola per il prossimo triennio il professor Giacomo Faldella, che per la prima volta sarà affiancato da un vicepresidente, il presidente di FAAC Andrea Moschetti. Ha dato il benvenuto a quattro nuovi promotori. Ha – ultimo ma non ultimo – approvato il Bilancio 2021, accompagnato dalla relazione dell’organo di controllo.

 

Il Bilancio e la Relazione di missione sono pubblicati su questo sito e sono consultabili in ogni momento (sezione Fondazione, pagina Bilanci), insieme al Rendiconto 2021, documento di sintesi della rendicontazione sociale, mirato a raccontare come sono state utilizzate le donazioni arrivate, quali risultati sono stati raggiunti ed i progetti realizzati.

 

Durante l’anno appena trascorso la Fondazione Sant’Orsola ha raccolto – compreso il contributo dei promotori – 2,092 milioni di euro. Durante il 2021 sono proseguiti alcuni servizi attivati durante l’emergenza (come il pre-ricovero in albergo per i pazienti in attesa dell’esito del tampone) e per il personale (come spazio bimbi e foresteria), a cui si sono aggiunti i nuovi progetti post emergenza, per una spesa complessiva pari a 2,906 milioni di euro. Questo ha generato un risultato economico di periodo di (-) 814mila euro, derivante essenzialmente dalla necessità di completare i progetti per i quali i fondi erano stati raccolti, e non spesi, nell’anno precedente.

 

Il risultato del biennio 2020-21 in termini di risultato complessivo esprime un saldo positivo per 972mila euro, destinato allo sviluppo delle nuove progettualità 2022. La Fondazione Sant’Orsola rimane così in uno stato di buon equilibrio economico-finanziario e può impostare con fiducia nuovi progetti per il futuro. Si prevede, infatti, un anno 2022 ricco di nuove sfide nel periodo post emergenza, per rispondere sempre più e meglio alle esigenze di pazienti e familiari.