Stefano Vezzani

Torna Musica Insieme al Sant’Orsola, cinque con certi nelle corsie dell’ospedale

Mercoledì 24 gennaio alle ore 11 Isabella Ricci, giovane e brillante pianista vincitrice del Premio “Andrea Baldi”, suonerà per i pazienti del Day Hospital dell’Oncologia Ardizzoni, aprendo la II edizione di Musica Insieme al Sant’Orsola, l’iniziativa varata nel 2023 da Fondazione Sant’Orsola con Fondazione Musica Insieme e che può contare sul prezioso pianoforte storico Steinway & Sons, messo a disposizione dagli eredi del grande direttore d’orchestra Carlo Felice Cillario.

 

Sarà il primo di cinque appuntamenti che ‘raddoppieranno’ il cartellone della XXVI edizione di MIA – Musica Insieme in Ateneo appuntamento nato nel 1997 da un pionieristico accordo di Musica Insieme con l’Università di Bologna, che si prefigge lo scopo di avvicinare gli studenti all’arte dei suoni negli spazi della loro quotidianità, con l’aiuto di interpreti riconosciuti. E che dall’anno scorso raddoppia i propri appuntamenti in ospedale.

 

“Questa edizione di MIA – spiega la presidente di Musica Insieme Alessandra Scardovisviluppa ulteriormente, accanto ai concerti offerti agli studenti e al personale universitario, anche un’iniziativa che ci riempie di emozione: Musica Insieme al Sant’Orsola, varata nel 2023 al Day Hospital oncologico, e che da quest’anno moltiplicherà i suoi appuntamenti in collaborazione con la Fondazione Sant’Orsola per estendersi ad altri reparti del Policlinico bolognese, nella certezza che il percorso di guarigione si giovi anche della bellezza e del benessere che l’arte e la musica possono infondere in tutti noi”.

 

“La malattia è un momento della nostra vita – spiega il presidente della Fondazione Sant’Orsola Giacomo Faldella – che non sospende nessuno dei nostri bisogni fondamentali e nel quale il bisogno di contatto con la bellezza è ancor più importante. La musica in questo è capace di giocare un ruolo insostituibile: per questo è così preziosa, per noi, la scelta di portarla all’interno dei percorsi di cura”.

Gli appuntamenti successivi sono previsti per

  • mercoledì 7 febbraio con il Saten Saxophone Quartet nella palestra di Medicina fisica e riabilitazione (padiglione 2)
  • mercoledì 21 febbraio con i violini di Tommaso Paronuzzi e Pietro Bolognini nel Day hospital dell’Oncologia Zamagni (padiglione 11)
  • mercoledì 13 marzo con violino (Zafira Valova), flauto (Meila Tome Pihler) e viola da gamba (Rosita Ippolito) negli ambulatori di Ginecologia (padiglione 4)
  • giovedì 28 marzo con il pianoforte suonato da Bruno Canino di nuovo al Day hospital di Oncologia Ardizzoni (padiglione 2).

Community-Index, AICCON misura le relazioni tra Fondazione e comunità di riferimento

Una comunità di 3mila persone. Per la precisione 3.061. L’85,5% è costituito dai beneficiari dei progetti: i pazienti (1.607), i familiari e caregiver (734) e il personale ospedaliero (275). Un’altra fetta importante – ben l’11,4% – è costituita dai volontari. Così il Community-Index realizzato dal Centro studi AICCON ha fotografato la comunità di riferimento di Fondazione Sant’Orsola, per analizzare le relazioni che sono state attivate.

Un lavoro importante di raccolta dati ha permesso di identificare tutti i soggetti coinvolti dai progetti della Fondazione Sant’Orsola, sintetizzando lo stato dell’arte delle relazioni in essere in quattro quadranti che permettono di capire su che cosa occorre lavorare per migliorare ancora ed essere sempre di più una fondazione davvero di partecipazione, capace di generare impatto con la propria attività.

Quattro sono le dimensioni lungo cui si è articolata l’analisi, che potrete trovare approfondita nelle slide allegate.

 

La dimensione identitaria

La Fondazione si caratterizza per una particolare apertura (gli uffici sono accessibili a tutti così come  le occasioni di confronto e racconto sono molte) e trasparenza. Primo elemento ‘cartina tornasole’ è il livello di adesione volontaria alle attività della Fondazione: i volontari sono considerati e valorizzati quale vero valore aggiunto della Fondazione, più dei 2/3 di loro prestano attività sistematica e continuativa almeno settimanale e svolgono, per la quasi totalità del tempo, attività core all’interno delle progettualità della Fondazione (accoglienza e assistenza). Un secondo elemento ‘cartina tornasole’ si rintraccia nell’ammontare delle donazioni, tanto individuali quanto corporate da parte di soggetti della comunità di riferimento (3.609 donatori individuali e 4.602 donazioni da 5×1000).

Dimensione inclusiva

Dal punto di vista del coinvolgimento dei soggetti appartenenti alle proprie comunità di riferimento, i risultati suggeriscono una buona capacità della Fondazione di innescare dinamiche collaborative e partecipative. Per l’anno 2022 è stato coinvolto il 43% delle comunità di riferimento (1.315 persone) di cui più di 1/3 (36,8%) ad alti livelli di intensità (co-produzione, co-progettazione e co-gestione). “Tale coinvolgimento delle comunità di riferimento – racconta AICCON – acquisisce ulteriore valore dal momento che si rileva un buon livello di coinvolgimento delle frange più vulnerabili, che rappresentano il 19,7% del totale”. L’elemento su cui sicuramente si apre una riflessione è quello del coinvolgimento di tali soggetti all’interno della governance, fronte su cui “si scorgono segnali positivi che vanno in questa direzione (es.: nel 2022 la Fondazione ha modificato lo statuto per permettere coinvolgimento di una rappresentanza dei volontari all’interno dei processi di governance)”.

Dimensione ecosistemica

“La dimensione ecosistemica – spiega AICCON – risulta essere senza dubbio l’elemento distintivo e caratteristico dell’azione della Fondazione, che fa della collaborazione tra diversi e della condivisione degli obiettivi il punto di forza dell’azione oggi proposta”. Il 65% degli interventi sono condotti così in forma cooperativa per il perseguimento di obiettivi condivisi, ma sono anche l’apertura al territorio e la capacità di interpretare gli interessi di una molteplicità di stakeholder territoriali a restituire la dimensione fortemente ecosistemica dell’azione svolta dalla Fondazione, come testimoniano i casi di lasciti di fondi di associazioni territoriali in liquidazione, che affidano alla Fondazione il compito di proseguire il perseguimento dei propri fini.

Dimensione trasformativa

Nel 2022 la Fondazione ha da una parte formato tutti i dipendenti sulla tematica impatto, dall’altra svolto una prima valutazione d’impatto (ex-ante) sullo specifico servizio di accoglienza di Casa Emilia, quale pilota per un eventuale successivo e più ampio impianto di valutazione che riguardi l’intera organizzazione. Operando una stima conservativa, più di 2/3 dei beneficiari ha sperimentato cambiamenti positivi e di questi un 30% con intensità medio-alta. Ulteriore aspetto di valore risiede nel fatto che la valutazione d’impatto non nasce dalla necessità (ad esempio in risposta alla richiesta di un bando o un soggetto finanziatore), ma dall’intenzionalità della Fondazione di impegnarsi a gestire la propria efficacia in termini di generazione di valore.

 

Su questa base abbiamo elaborato insieme nove obiettivi di miglioramento, che costituiranno altrettanti impegni per il lavoro quotidiano di Fondazione Sant’Orsola.

 

 

Ciao Lily

Sei arrivata prima della Fondazione. Quando siamo nati eri già qui, arrivata da Pomarico, per curarti al Sant’Orsola. Sei stata insieme a Nicola la prima ad entrare a Casa Emilia, quando ancora non si chiamava così, e sei rimasta e tornata con noi tante volte in questi anni.

Hai sofferto tanto, nessuno di noi può sapere quanto, ma sempre capace di guardare negli occhi la vita, con i tuoi occhi pieni di calore, un nido per i tuoi figli, per i nipoti che ci sembra di conoscere come se fossero nostri, per Nicola che a Casa Emilia è diventato il capo condomino, sempre pronto ad andare a fare la spesa o a portare i bagagli per l’ultimo arrivato.

Da stamattina non sei più qui, ma noi siamo ancora nel tuo appartamento, a mangiare le polpette che hai cucinato e la pasta con le cime di rapa, fatte arrivare apposta dalla Basilicata. Ed è stato, è e sarà un regalo grande averti qui con noi.

 

 

La famiglia ha chiesto di ricordare Liliana sostenendo Casa Emilia, la sua seconda casa. Se vuoi partecipare anche tu clicca qui e lascia, se vuoi, il tuo ricordo

“Le città sensibili”, prova aperta per il laboratorio teatrale di ArchivioZeta

Domenica 17 dicembre alle ore 17 andrà in scena LE CITTÀ SENSIBILI, liberamente ispirato a Le città invisibili di Italo Calvino e Anatomia sensibile di Andrés Neuman, prova aperta del laboratorio teatrale “La cura delle parole” che la compagnia archiviozeta svolge al Sant’Orsola da ormai 10 anni con i pazienti oncologici in collaborazione con Lucia Polpatelli (medico psico-oncologa) e Pier Andrea De Iaco (chirurgo, oncologo).

“LE CITTÀ SENSIBILI – raccontano Gianluca Guidotti ed Enrica Sangiovanni – è un emozionante momento di apertura pubblica prenatalizia del laboratorio teatrale che ha voglia di raccontare il proprio metodo di lavoro e mostrare frammenti teatrali di città sensibili, con l’obiettivo di allargare la partecipazione al laboratorio ad un maggior numero di persone e raccogliere donazioni per le prossime attività culturali organizzate dalla Fondazione”.

“Ciascun partecipante del laboratorio – raccontano Gianluca Guidotti ed Enrica Sangiovanni  – è un corpo-città dal fragile equilibrio e rischia di crollare tra intrichi di strade, nodi di dolore, matasse di difficoltà, scarabocchi di disegni impossibili. I dialoghi tra l’esploratore Marco Polo e l’Imperatore dei Tartari Kublai Khan delineano una geografia invisibile ma densa di significati, una anatomia sensibile che cerca di dare spazio a ciò che inferno non è. Il compito del laboratorio è proteggere questo spazio e farlo durare”.

La prova aperta si svolgerà nell’Aula Magna del padiglione 4 del Policlinico di Sant’Orsola. L’ingresso è gratuito, posti limitati. Per partecipare è necessario prenotarsi cliccando QUI

 

 

“L’acqua e le rose”, compie un anno il Centro per il benessere dei pazienti di Fondazione Sant’Orsola

Compie un anno “L’acqua e le Rose”, il centro benessere gratuito della Fondazione Sant’Orsola dedicato ai pazienti dell’IRCCS. Qui trovano quotidianamente barbieri e parrucchieri, docce accessibili anche con carrozzina, vasca per il bagno assistito per chi non è autosufficiente. In questi primi 12 mesi di attività il centro, con sede nel Padiglione 2 dell’IRCCS, ha accolto quasi 1.800 pazienti, per circa 3.300 servizi, tra cui circa 2000 docce, 500 bagni nella vasca e 800 servizi di barbiere e parrucchiere. Molti pazienti coinvolti in terapie e cure che comportano la lungodegenza, infatti, sono tornati più volte al centro benessere. Una dimostrazione concreta dell’efficacia del progetto della Fondazione che aveva proprio l’obiettivo di realizzare “un’oasi di serenità” per accompagnare e supportare pazienti costretti a lunghe permanenze in ospedale.

Per ringraziare tutti coloro che l’hanno reso possibile, da oggi all’ingresso c’è un grande pannello in ceramica che raffigura un roseto lungo i cui petali corrono i nomi di tutti coloro che hanno fatto una donazione durante quest’anno a favore del Centro per il benessere dei pazienti, 316 cittadini e imprese che hanno consentito a “L’acqua e le rose” di rimanere attivo ogni giorno, e recentemente di ampliare la propria attività anche al sabato.

L’attività del Centro benessere è coordinata da un’operatrice socio-sanitaria del Policlinico a cui si affiancano due oss e barbieri e parrucchieri messi a disposizione dalla Fondazione Sant’Orsola con un costo annuo di circa 70.000 euro, mentre il trasporto dei pazienti dai reparti a “L’acqua e le rose” è garantito dai volontari della Fondazione. “In queste stanze – ha commentato l’assessore al Welfare del Comune di Bologna Luca Rizzo Nervo – vive l’idea della cura che vogliamo caratterizzi sempre la nostra città, una cura capace di farsi carico della persona nella complessità dei suoi bisogni, per rispettarne sempre la dignità profonda”.

“Con questo intervento – spiega Giacomo Faldella, presidente della Fondazione Sant’Orsola – mettiamo ogni giorno concretamente al centro il benessere e la dignità del paziente che, quando viene ricoverato in ospedale, ha bisogno di trovare un luogo capace di prendersi cura ed avere attenzione al benessere integrale della persona, ed è bello che questo Centro sia nato e viva grazie alla disponibilità dell’ospedale, all’attenzione del personale e alla generosità di cittadini ed imprese”.

“Rinnovo il mio più sentito ringraziamento alla Fondazione Sant’Orsola per questo progetto – afferma Chiara Gibertoni, Direttore Generale IRCCS Policlinico di Sant’Orsola – Incontrarci oggi ha un valore sia per festeggiare l’anniversario del centro ma soprattutto per rendicontare l’impegno concreto e continuativo di tutti coloro che sono coinvolti in questa iniziativa. Un atto doveroso quando si tratta di iniziative realizzate grazie alla generosità dei cittadini e delle realtà imprenditoriali del territorio. Inoltre, questo centro benessere rappresenta per noi un esempio dell’importanza del supporto della Fondazione Sant’Orsola, per portare avanti un concetto di cura che all’IRCCS si traduce nel benessere della salute fisica, mentale e psicologica di tutti i nostri pazienti”.

 

Un servizio nato e sostenuto dalla generosità dei bolognesi

La Fondazione Sant’Orsola lo ha realizzato grazie alla generosità di oltre 600 bolognesi. Partner della Fondazione Sant’Orsola per gestire il Centro benessere è Rekeep, che contribuisce con un’importante donazione triennale. Fondamentale anche il sostegno di CNA Bologna, attiva sia in iniziative di raccolta fondi sia mettendo a disposizione, a tariffa convenzionata, alcuni parrucchieri e barbieri aderenti all’associazione e, gratuitamente, alcuni professionisti in pensione.

Il progetto ha iniziato a prendere forma subito dopo la nascita della Fondazione Sant’Orsola, già nel 2019. L’emergenza Covid ha bloccato a lungo la possibilità di intervenire all’interno dell’ospedale per realizzarlo, poi il 9 maggio di quest’anno è stato possibile aprire il cantiere. Sono state abbattute le pareti dell’area, rifatti completamente gli impianti e piano piano il Centro ha visto la luce. Ma se è stato possibile condurlo in porto è stato solo grazie alla grande generosità dei bolognesi. L’intervento ha avuto, infatti, un costo complessivo di 219.000 euro, coperti dal 5xmille e dalle donazioni di 592 cittadini ed una decina di imprese.

 

Come funziona “L’Acqua e le Rose”

Il Centro è aperto dal lunedì al venerdì dalle 7.30 alle 12.30. Vi lavorano

  • 3 operatori sociosanitari, uno messo a disposizione dal Policlinico e due assunti da Fondazione Sant’Orsola, presenti in modo continuativo;
  • barbieri e parrucchiere che a turno, grazie ad una convenzione con CNA Bologna, prestano la propria attività – a carico sempre di Fondazione Sant’Orsola – a una tariffa ridotta e alcuni pensionati che, sempre grazie alla convenzione con CNA Bologna, si prestano a turno per piccoli interventi di supporto.

Presenti a turno per accogliere e accompagnare i pazienti ci sono 20 volontari di Fondazione Sant’Orsola.

Possono avere accesso a “L’acqua e le rose” tutti i pazienti del padiglione 2 su prenotazione che – attraverso una piattaforma dedicata – viene effettuata dal coordinatore infermieristico. Sono i sanitari, infatti, che devono valutare se le condizioni del paziente gli consentono di fare il bagno o la doccia o un taglio di capelli senza mettere a rischio né sé stesso né gli altri (non deve avere – ad esempio – ferite ancora aperte o infezioni in atto). Gli OSS del Centro, aiutati dai volontari, riaccompagnano i pazienti in corsia, senza nessun aggravio di lavoro per i reparti.

Tutti i servizi sono gratuiti grazie alle donazioni che Fondazione Sant’Orsola riuscirà a raccogliere: ogni anno, si stima, serviranno almeno 70.000 euro per coprire i costi del personale (2 operatori sociosanitari, barbieri e parrucchieri) e il materiale d’uso. Una sfida importante per la quale Fondazione Sant’Orsola può già contare su un alleato fondamentale: Rekeep – l’azienda bolognese leader nel facility management – ha scelto, infatti, di diventare partner del Centro, impegnandosi ad erogare ogni anno per tre anni 30.000 euro. Al fianco di Rekeep si sono mobilitati 316 cittadini che hanno permesso di raccogliere finora altri 32.247 euro.

28 novembre 2023 – “L’acqua e le rose” compie un anno!

Il 28 novembre 2023 “L’acqua e le rose” compie un anno!

Dodici mesi in cui il primo Centro per il benessere all’interno di un ospedale pubblico ha accolto 1.673 pazienti, donando loro la possibilità di fare la doccia o il bagno nella vasca assistita per chi ha disabilità ma anche di sistemare la barba oppure tagliare i capelli e fare la messa in piega. Gesti semplici, che possono offrire un momento di benessere, ancora più importante per chi vive un percorso di cura.

Il 28 novembre sarà così un giorno di festa!

Dalle 7.30 alle 12.00 il Centro funzionerà regolarmente, accogliendo i pazienti che si sono prenotati

Alle 12.00 faremo un brindisi con le autorità e i donatori, scoprendo il roseto in ceramica che riporta – come ringraziamento – i nomi di tutti i donatori che con la propria generosità hanno permesso di aprire “L’acqua e le rose” e di mantenerlo in funzione per questi primi 12 mesi.

Dalle 14.00 alle 18.00 i parrucchieri di CNA che quotidianamente lavorano per i pazienti doneranno un taglio e una messa in piega al personale sanitario che lavora al padiglione 2, anche per far conoscere sempre meglio a tutti il Centro e quel che può fare quotidianamente per i pazienti

Alle 18.00 ci troveremo con i volontari, gli operatori socio sanitari e i parrucchieri che ogni giorno lavorano a “L’acqua e le rose” per un momento di festa e aperitivo.

E dal giorno dopo si riparte, facendo vivere un servizio che riconosce con gesti semplici e concreti la centralità della persona e la dignità di chi vive un percorso di cura!

Per saperne di più o per segnalare la tua partecipazione scrivi a info@fondazionesantorsola.it

Per le vacanze di Natale e Capodanno ritorna lo Spazio Bimbi di Fondazione Sant’Orsola

Riaprirà per le vacanze natalizie lo Spazio Bimbi gestito da Fondazione Sant’Orsola per i figli dei dipendenti del Policlinico, all’interno del Padiglione delle Meraviglie in via Pizzardi 1 (nei locali accessibili dal sagrato della chiesa di San Gregorio).

Lo Spazio, gestito da educatrici professionali, sarà aperto dal 26 al 29 dicembre 2023 compresi e dal 2 al 5 gennaio 2024 compresi, ogni giorno dalle 7.30 alle 18. Il contributo, come per il Centro estivo, è di 14 euro/giorno per il comparto e 20 euro/giorno per medici e dirigenti (pasto compreso).

I posti disponibili, per la fascia 3-10 anni, sono complessivamente 30. Per fare domanda è necessario compilare il modulo (https://forms.gle/3QXBTTa4YWcqny8cA) entro lunedì 27 novembre. La graduatoria sarà spedita mercoledì 29 novembre a tutti coloro che avranno fatto domanda, insieme alle indicazioni per versare la quota.

Oncologia, insieme abbiamo realizzato un piccolo giardino per ogni stanza di degenza

I balconi dell’Oncologia del Policlinico si sono trasformati in piccoli giardini. Un intervento che Fondazione Sant’Orsola ha progettato insieme a Palazzo di Varignana e realizzato grazie anche al sostegno di altre cinque realtà: il Bologna FC, Meliconi, Banca di Bologna, Ersel e CAR. Compie così, dopo l’arrivo dei letti elettrici, un altro passo avanti il progetto “Lo spazio che cura”, per dare un nuovo volto a tutta la degenza oncologica del Sant’Orsola.

“Anche con questo intervento – racconta il presidente di Fondazione Sant’Orsola Giacomo Faldella – vogliamo portare l’abbraccio di tutta la città ai pazienti che vivono un momento di particolare fragilità”. Un intervento che può avere effetti importanti: “Lo spazio in cui avviene la cura – spiega il primario Andrea Ardizzoni – fa parte della cura. Ci sono studi che lo dimostrano: se un paziente oncologico è accolto in un ambiente migliore, i risultati delle terapie sono migliori”.

“Siamo orgogliosi di poter dare il nostro aiuto per garantire ai pazienti dell’ospedale Sant’Orsola e ai loro familiari un ambiente più accogliente e sereno. L’idea del progetto ‘Lo spazio che cura’ nasce dalla volontà di portare e condividere un po’ della bellezza che circonda Palazzo di Varignana all’interno dei reparti – afferma il dottor Carlo Gherardi, fondatore di Palazzo di Varignana – Un progetto che ci spinge ancora una volta a unire la nostra sensibilità a ciò che ci circonda, un’altra occasione per lasciare un’eredità al futuro”.

Per la progettazione dei giardini nei balconi Palazzo di Varignana ha messo a disposizione il proprio paesaggista Sandro Ricci. Per ognuna delle sei stanze di degenza è stato realizzato un progetto specifico: in ogni balcone le 13 fioriere hanno un colore diverso – dal verde pavone all’antracite, dalla terracotta all’azzurro di Provenza – e diverse sono gli arbusti, le piante erbacee e i fiori che vi sono stati messi a dimora, appartenenti a 22 specie, da due varietà di edera al mirto, dalla campanula all’aspidistria, dal geranio blu al pitosforo.

All’interno di ogni stanza un piccolo pannello davanti al balcone racconta quali piante si trovano nel piccolo giardino e la realtà che donando ha permesso di realizzarlo, dai vasi all’impianto di irrigazione automatizzato. Insieme a Palazzo di Varignana che, oltre al progetto complessivo, ha donato un balcone, troviamo il Bologna FC, la concessionaria CAR che ha coinvolto dipendenti e clienti, Banca di Bologna, Meliconi e la sede bolognese del gruppo bancario privato Ersel.

Dopo la donazione di 21 letti elettrici che consentono maggior comfort e più autonomia e sicurezza ai pazienti ricoverati nell’autunno scorso, compie così un altro passo avanti la realizzazione del progetto di Fondazione Sant’Orsola “Lo spazio che cura”, per cambiare il volto della degenza di Oncologia medica, uno dei reparti maggiori dell’Emilia-Romagna, che accoglie ogni anno circa 900 pazienti. I lavori per realizzare gli altri interventi in programma, per i quali 1.151 bolognesi – cittadini e imprese – hanno donato complessivamente oltre 380.000 euro, dovrebbero partire nella prima metà del 2024, quando si libereranno spazi per trasferire per qualche settimana il reparto e realizzare i lavori, che dovrebbero concludersi entro l’autunno.

 

“CASA EMILIA, L’ACCOGLIENZA RADDOPPIA”: SOSTIENI ANCHE TU IL PROGETTO CON INTESA SANPAOLO

Fondazione Sant’Orsola è stata selezionata per partecipare al Programma Formula di Intesa Sanpaolo in collaborazione con Fondazione CESVI. Grazie al supporto di Intesa Sanpaolo e alle donazioni di tutti coloro che vorranno sostenere il progetto «Casa Emilia, l’accoglienza raddoppia», potremo, con nuovi appartamenti, accogliere 80 famiglie in più ogni anno, aprendo le porte sia alle mamme con una gravidanza a rischio sia alle famiglie con bambini con sindromi genetiche rare.

La gravidanza può essere definita a rischio per le condizioni della mamma che, avendo ad esempio subito un intervento chirurgico importante al Sant’Orsola, deve partorire qui, dove conoscono la sua situazione, e deve pertanto rimanere a Bologna almeno qualche settimana prima del termine della gravidanza. Ma può essere a rischio anche per una malformazione del nascituro che ha bisogno di essere preso in carico subito dopo il parto in un centro specializzato come il Sant’Orsola.

Il Policlinico, inoltre, è un centro internazionale di riferimento per numerose sindromi genetiche rare. Per questo quando c’è il sospetto che un bambino ne sia affetto è necessario arrivare il prima possibile alla diagnosi e poi seguirlo con controlli almeno annuali e ricoveri e approfondimenti quando necessario. Queste famiglie si trovano così a dover rimanere al Sant’Orsola per lunghi periodi e hanno bisogno di una casa che li possa accogliere.

Ad entrambi riusciremo insieme a dare una risposta grazie alla campagna di raccolta fondi  sulla piattaforma For Funding, e ogni famiglia potrà rimanere per tutto il tempo necessario in un luogo capace di offrire non solo un tetto, ma una seconda famiglia, di far vivere ad ognuno – anche nelle difficoltà – quella che un ospite ha definito «la gioia di non essere soli».

Tutti possiamo contribuire donando su For Funding, la piattaforma di Intesa Sanpaolo per la raccolta fondi in favore di progetti solidali.

Scopri il progetto e partecipa: CLICCA QUI

Casa Emilia, tre appartamenti per accogliere le coppie con gravidanze a rischio

In due anni ha accolto 479 pazienti che devono rimanere a Bologna per ricevere al Sant’Orsola le cure di cui hanno bisogno. E ora, spenta la seconda candelina, Casa Emilia ha inaugurato una seconda sede – in piazza Malpighi – e ha aperto le porte anche alle famiglie che hanno bisogno del Policlinico per far fronte ad una gravidanza a rischio. Sono già tre le coppie ospitate, e la settimana scorsa è arrivato il primo fiocco azzurro, con la nascita di Emanuele.

“È stato naturale per noi  – spiega il presidente della Fondazione Sant’Orsola Giacomo Faldella – allargare l’accoglienza a queste famiglie. La nostra casa cresce, infatti, grazie alla generosità di chi la sostiene e ci mette in condizione di rispondere al bisogno delle persone che incontriamo. Qui vive il cuore della nostra città, che ritrova e fa esperienza dei propri valori più veri. A chi vive con preoccupazione un momento così importante e delicato come la nascita di un figlio o di una figlia vogliamo dare una sicurezza e un aiuto in più”.

Così ora l’accoglienza si allarga. Due sono i fattori che possono rendere una gravidanza a rischio: un problema del nascituro, che dovrà essere affrontato subito dopo il parto in un ospedale d’eccellenza come il Sant’Orsola, oppure la necessità di un’assistenza particolare per la mamma, già seguita dai medici del Policlinico per patologie pregresse.

Cristiana è una di loro. Era arrivata da Napoli il 26 settembre con suo marito Giuseppe, tre settimane prima della data del parto, perché negli anni scorsi aveva subito tre interventi chirurgici importanti, proprio qui al Sant’Orsola con l’equipe del professor Poggioli che – per garantire che tutto vada per il meglio – ha assistito al parto insieme ai ginecologi. Oggi mamma e neonato, il piccolo Emanuele, stanno bene e con Giuseppe possono iniziare il proprio cammino insieme.

“Qui a Casa Emilia ci siamo sentiti subito come a casa – racconta Cristiana – Anche il fatto di essere in centro è molto bello: non potendo camminare tanto, quando stavo bene potevo comunque uscire e fare una passeggiata”. Non succedeva sempre, perché a volte i dolori delle coliche nei giorni prima del parto erano molto forti. “Quando non ero incinta per stare meglio potevo fare ginnastica o una corsa sul posto, muovermi, e questo aiutava. Nelle settimane scorse invece non era possibile. A volte sono rimasta a letto a piangere dal dolore, ma con la tranquillità, sia per me che per il mio bambino, di avere l’ospedale Sant’Orsola vicino a me”.

Un aiuto di cui tanti hanno bisogno. “Sono circa 50 le famiglie che da fuori provincia si rivolgono ogni anno al Sant’Orsola – racconta Gianluigi Pilu, direttore del reparto di Ostetricia e Medicina dell’età prenatale del Policlinico – per una malformazione del nascituro che spesso richiede un immediato intervento da parte dei chirurghi e la presenza di una terapia intensiva e rianimazione pediatrica, presenti al Sant’Orsola”. Queste famiglie se la gestazione è regolare, hanno bisogno di accoglienza almeno una settimana prima del parto e poi nelle settimane successive, fino a quando il neonato non avrà più bisogno dell’ospedale.

Poi ci sono le mamme, come Cristiana, la cui gravidanza è delicata per propri problemi di salute. “Il Sant’Orsola è un centro di riferimento nazionale – prosegue il professor Pilu – per le malattie croniche intestinali e la chirurgia addominale. Quando una di queste pazienti rimane incinta è bene che a seguirla siano, oltre a ginecologi ed ostetrici, anche i medici che l’hanno in cura e che bene conoscono tutte le problematiche legate al suo stato. Sono circa 40-50 le gravidanze di questo tipo ogni anno e quasi tutte provengono da fuori regione”.

Vuoi aiutarci a dare una risposta a tutte queste famiglie? Accoglile insieme a noi: partecipa anche tu alla campagna di raccolta fondi sostenuta da Intesa Sanpaolo attraverso il Programma Formula in collaborazione con Fondazione CESVI.

Vai sulla piattaforma e dona anche tu: https://www.forfunding.intesasanpaolo.com/DonationPlatform-ISP/nav/progetto/casa-emilia-bologna