30 Novembre 2022
“Casa Emilia per noi è stata un riparo nella tempesta che ci ha travolto”. Lo scriveva qualche tempo Maria Luisa, ma come lei potrebbero dirlo le altre 180 famiglie di altrettanti pazienti che sono stati ospitati durante il primo anno di attività della struttura di Fondazione Sant’Orsola. Perché se la malattia è sempre una tempesta, lo è ancor di più per chi per trovare la cura di cui ha bisogno è costretto a lasciare improvvisamente la propria casa.
Casa Emilia accoglie così i pazienti che non sono ricoverati ma devono rimanere a lungo a Bologna, per i controlli dopo un trapianto, la riabilitazione dopo un grave intervento chirurgico o più spesso per le terapie oncologiche. In questo modo risponde alla necessità di tante famiglie che non potrebbero altrimenti permettersi di rimanere per mesi sotto le Due Torri e che, se anche potessero farlo, si troverebbero comunque sole in un momento così difficile.
Sull’esperienza di Casa Emilia, che sta conoscendo un grande sviluppo, la Fondazione Sant’Orsola ha chiesto al centro studi di Unibo AICCON, diretto da Paolo Venturi, di realizzare lo studio previsionale d’impatto “Il valore dell’accoglienza” che è stato presentato ieri a Bologna e attorno al quale si sono confrontati il cardinale Zuppi, il sindaco Lepore e il presidente degli industriali Caiumi.
Ospitati pazienti di 18 regioni
in cura in 34 reparti
Nel corso dei primi 6 mesi del 2022 – racconta l’analisi – Casa Emilia ha ricevuto ben 483 richieste di ospitalità. Di queste 173 sono state accolte, 272 non sono state accettate e 38 sono state annullate da parte dei richiedenti. Casa Emilia, in base agli spazi e agli alloggi disponibili, è riuscita a soddisfarne solo il 36% delle richieste pervenute.
I nuclei familiari ospitati dalla struttura sono composti prevalentemente da due persone (65%), ma succede anche che siano presenti 3 o 4 membri (22%). Alcune famiglie ospitate comprendono anche minori (11,5%), in altri casi il paziente soggiorna da solo nella struttura (12%). Circa il 44% degli ospiti è tornato almeno 1 volta presso Casa Emilia per proseguire il processo di diagnosi, trattamento o cura.
Se consideriamo gli accessi unici, nei primi sei mesi di attività del 2022 il numero di pazienti ospitati è stato pari a 95 e i rispettivi familiari accolti sono stati 112, complessivamente maschi per il 46% e con un’età media di 51 anni (DS 2,83). Per quanto riguarda la provenienza si rileva una netta prevalenza dal Sud Italia e dalle Isole (89%), ma sono rappresentate ben 18 regioni. Sono 34 le Unità operative presso cui gli ospiti erano in cura, con una prevalenza di persone in trattamento presso Chirurgia del tratto alimentare (15%), Oncologia (12%), Malattie croniche intestinali (9%) e Gravi insufficienze d’organo (8%).
Volontari e aiuto reciproco
come in una seconda famiglia
Casa Emilia genera un primo valore fondamentale: dà la possibilità di curarsi a pazienti che altrimenti non potrebbero permettersi di rimanere così a lungo a Bologna e di farlo più serenamente a coloro che per farlo dovrebbero fare debiti o accettare di rimanere soli per non raddoppiare con la presenza di un familiare i costi da sostenere. Ma questo non è l’unico beneficio che la casa assicura alle famiglie dei pazienti.
La presenza quotidiana dei volontari della Fondazione garantisce la possibilità di orientarsi nella città, di ricevere un supporto logistico e un aiuto per gli spostamenti, di condividere gli stati d’animo, le paure e le gioie. Questo, insieme agli spazi comuni, incentiva lo scambio e il sostegno tra pazienti e famiglie, favorendo la nascita di legami importanti e permettendo a tutti di vivere come scriveva un paziente “la gioia di non essere soli”.
La presenza di Casa Emilia, racconta lo studio realizzato da AICCON, ha conseguenze positive anche sull’ospedale. La presenza di una casa di accoglienza che lavora in tandem con i reparti – verificando con loro necessità, urgenze e priorità – permette di ottimizzare i tempi dei percorsi di cura nonché di poter dimettere in sicurezza i pazienti avendo la possibilità di curare un maggior numero di persone e permettendo al personale di farlo con uno stato d’animo più sereno.
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Leggi l’analisi di AICCON: Il valore dell’accoglienza