23 Gennaio 2024
Una comunità di 3mila persone. Per la precisione 3.061. L’85,5% è costituito dai beneficiari dei progetti: i pazienti (1.607), i familiari e caregiver (734) e il personale ospedaliero (275). Un’altra fetta importante – ben l’11,4% – è costituita dai volontari. Così il Community-Index realizzato dal Centro studi AICCON ha fotografato la comunità di riferimento di Fondazione Sant’Orsola, per analizzare le relazioni che sono state attivate.
Un lavoro importante di raccolta dati ha permesso di identificare tutti i soggetti coinvolti dai progetti della Fondazione Sant’Orsola, sintetizzando lo stato dell’arte delle relazioni in essere in quattro quadranti che permettono di capire su che cosa occorre lavorare per migliorare ancora ed essere sempre di più una fondazione davvero di partecipazione, capace di generare impatto con la propria attività.
Quattro sono le dimensioni lungo cui si è articolata l’analisi, che potrete trovare approfondita nelle slide allegate.
La dimensione identitaria
La Fondazione si caratterizza per una particolare apertura (gli uffici sono accessibili a tutti così come le occasioni di confronto e racconto sono molte) e trasparenza. Primo elemento ‘cartina tornasole’ è il livello di adesione volontaria alle attività della Fondazione: i volontari sono considerati e valorizzati quale vero valore aggiunto della Fondazione, più dei 2/3 di loro prestano attività sistematica e continuativa almeno settimanale e svolgono, per la quasi totalità del tempo, attività core all’interno delle progettualità della Fondazione (accoglienza e assistenza). Un secondo elemento ‘cartina tornasole’ si rintraccia nell’ammontare delle donazioni, tanto individuali quanto corporate da parte di soggetti della comunità di riferimento (3.609 donatori individuali e 4.602 donazioni da 5×1000).
Dimensione inclusiva
Dal punto di vista del coinvolgimento dei soggetti appartenenti alle proprie comunità di riferimento, i risultati suggeriscono una buona capacità della Fondazione di innescare dinamiche collaborative e partecipative. Per l’anno 2022 è stato coinvolto il 43% delle comunità di riferimento (1.315 persone) di cui più di 1/3 (36,8%) ad alti livelli di intensità (co-produzione, co-progettazione e co-gestione). “Tale coinvolgimento delle comunità di riferimento – racconta AICCON – acquisisce ulteriore valore dal momento che si rileva un buon livello di coinvolgimento delle frange più vulnerabili, che rappresentano il 19,7% del totale”. L’elemento su cui sicuramente si apre una riflessione è quello del coinvolgimento di tali soggetti all’interno della governance, fronte su cui “si scorgono segnali positivi che vanno in questa direzione (es.: nel 2022 la Fondazione ha modificato lo statuto per permettere coinvolgimento di una rappresentanza dei volontari all’interno dei processi di governance)”.
Dimensione ecosistemica
“La dimensione ecosistemica – spiega AICCON – risulta essere senza dubbio l’elemento distintivo e caratteristico dell’azione della Fondazione, che fa della collaborazione tra diversi e della condivisione degli obiettivi il punto di forza dell’azione oggi proposta”. Il 65% degli interventi sono condotti così in forma cooperativa per il perseguimento di obiettivi condivisi, ma sono anche l’apertura al territorio e la capacità di interpretare gli interessi di una molteplicità di stakeholder territoriali a restituire la dimensione fortemente ecosistemica dell’azione svolta dalla Fondazione, come testimoniano i casi di lasciti di fondi di associazioni territoriali in liquidazione, che affidano alla Fondazione il compito di proseguire il perseguimento dei propri fini.
Dimensione trasformativa
Nel 2022 la Fondazione ha da una parte formato tutti i dipendenti sulla tematica impatto, dall’altra svolto una prima valutazione d’impatto (ex-ante) sullo specifico servizio di accoglienza di Casa Emilia, quale pilota per un eventuale successivo e più ampio impianto di valutazione che riguardi l’intera organizzazione. Operando una stima conservativa, più di 2/3 dei beneficiari ha sperimentato cambiamenti positivi e di questi un 30% con intensità medio-alta. Ulteriore aspetto di valore risiede nel fatto che la valutazione d’impatto non nasce dalla necessità (ad esempio in risposta alla richiesta di un bando o un soggetto finanziatore), ma dall’intenzionalità della Fondazione di impegnarsi a gestire la propria efficacia in termini di generazione di valore.
Su questa base abbiamo elaborato insieme nove obiettivi di miglioramento, che costituiranno altrettanti impegni per il lavoro quotidiano di Fondazione Sant’Orsola.