Avrei commentato spontaneamente e immediatamente, appena ricevuto il libro, ma ho effettuato un esame con qualche strascico, poi sono stata dimessa e la vita è ripresa più intensa di prima. Ecco tuttavia le mie impressioni ed emozioni sull’esperienza. Anche se un po’ in ritardo, è importante per me non lasciare cadere quello che è stato e che conservo indelebile nei miei ricordi più significativi.
Quando ho ricevuto la cartolina di promozione, è stato come ritrovare amici di un tempo. Avevo scoperto l’iniziativa in passato, in occasione di un ricovero di mio marito. Sono andata sul sito della Fondazione, apprezzandolo e compiacendomi per la ricchezza dei progetti e il valore dell’apporto del volontariato. Il senso civico e di appartenenza ad una comunità, la sensibilità e l’intelligenza che socialmente si percepiscono a Bologna, più che altrove, mi mancano in un’altra città in cui parzialmente vivo e dove inevitabilmente faccio qualche confronto. Sono ancora una volta orgogliosamente compiaciuta di essere una cittadina bolognese, di avere contribuito professionalmente in passato e di continuare a offrire la mia volontaria collaborazione, in una realtà tanto avanzata ed esemplare.
Mi sono emozionata ancora di più perché mi sono ritrovata, per la prima volta, nel ruolo opposto di chi riceve una attenzione così mirata e gradita: è stata soddisfatta in tempi rapidissimi la richiesta di un libro, non compreso nel catalogo, che da tempo intendevo leggere, e che mi sembrava proprio appropriato alla situazione in ospedale, ma che non potevo scaricare sul Kindle non avendo il filo per ricaricare la batteria.
Aldilà di ogni aspettativa, il miracolo si è avverato nella forma che prediligo, quella cartacea, fisica, tangibile, che permane e si ritrova nel tempo, nonostante si ritenga ormai che la digitalizzazione assicuri connessioni e capacità di memoria, oltre ogni confine spazio-temporale. Il libro, più del Kindle, mi ha avvicinato ancora di più ad un’autrice alla quale sono molto legata e che ha sempre contribuito a farmi sentire in ottima compagnia. Dulcis in fundo, il libro mi è stato portato in reparto proprio mentre effettuavo l’esame e mio marito attendeva nell’atrio, dove, la volontaria che lo stava consegnando, si è casualmente incontrata con lui stringendo così un cerchio invisibile e sottile, per me molto profondo e sentito, di simpatie ed affetti tra soggetti diversi.
Come se non bastasse questa successione di eventi confortanti, l’esito dell’esame è stato abbastanza rassicurante e così sono stata dimessa portandomi a casa il ricordo più bello insieme a quello della gentilezza e della cordialità di tutto il personale ospedaliero, da chi cura la pulizia a chi cura i malati nei vari ruoli sanitari. Ho ritagliato e conserverò come dedica/segnalibro la parte di busta in cui il libro era stato confezionato indicante il mio nome e recapito al Sant’Orsola. Non c’è una firma ma non avrebbe potuto racchiudere e rappresentare tutto il lavoro di ideazione e realizzazione di questa meravigliosa iniziativa, tutte le persone che vi hanno collaborato con generosità e dedizione.
Ora, mentre scrivo poche righe di ringraziamento, e l’odore di bruciato mi segnala che ho dimenticato una pentola sul fuoco, perché riassorbita completamente da questa dolce esperienza, rimpiango il tempo a disposizione e la possibilità di dedicarmi alla lettura di cui ho straordinariamente beneficiato in ospedale. Le sofferenze, soprattutto altrui, in cui ero immersa e le mie preoccupazioni, la mancanza dei miei cari, della mia casa e della routine quotidiana, sono state ampiamente compensate in generale dalla lettura, tra mille interruzioni, in quei giorni di ricovero.
Marcela Serrano è qui con me che mi aspetta. So che “Il tempo di Blanca” mi riconnetterà sempre alla esperienza del Sant’Orsola e all’iniziativa della Fondazione; mi farà rivivere, come numerosi altri libri della stessa autrice, la condizione di molte donne tanto sole nella loro diversità che soffrono, lottano, amano, rinascono, fragili e forti al tempo stesso, consapevoli, belle nell’anima.
Vorrei fare molto di più che dedicare queste semplici parole ai degenti del Sant’Orsola.
Grazie, un caro saluto e buon lavoro,
Patrizia