14 Novembre 2024
Grazie ad una grande donazione della Fondazione Marchesini ACT, ha raggiunto l’obiettivo con 20 giorni di anticipo la campagna “Di testa mia”, lanciata da Fondazione Sant’Orsola per portare al Policlinico un dispositivo che permette di contrastare la caduta dei capelli durante la chemioterapia, per tutte le donne colpite da tumori al seno o ginecologici.
La Fondazione Marchesini ACT, che dal 2021 coordina le iniziative di solidarietà della società, ha deciso di donare i 22.000 euro che mancavano per raggiungere l’obiettivo dei 44.000 euro necessari ad acquistare il primo dispositivo, con due caschi, che potrà così essere consegnato al Sant’Orsola entro Natale. Una generosità che si unisce a quella dei 255 bolognesi che avevano già dato il proprio contributo.
“L’obiettivo della Fondazione Marchesini Act è quello di prendersi cura della comunità. In questo progetto della Fondazione Sant’Orsola, la spinta verso l’innovazione e la ricerca tecnologica è messa a servizio dell’umanizzazione delle cure – sottolinea Valentina Marchesini, presidente di Fondazione Marchesini Act – E’ importante per noi dare un contributo all’acquisto di dispositivi che possano accompagnare e sostenere le donne in un momento difficile della vita, perché possano affrontarlo con più forza possibile, nel rispetto delle sensibilità e delle fragilità di ognuna. Sostenendo il progetto della Fondazione Sant’Orsola, vogliamo abbracciare loro”.
“Grazie alla grande generosità di Bologna e delle sue imprese – commenta il presidente di Fondazione Sant’Orsola Giacomo Faldella – siamo riusciti a raggiungere l’obiettivo e il primo dispositivo, con due caschi, arriverà così entro Natale. Così, confortati da questo slancio, abbiamo deciso di proseguire nella raccolta, per portare presto al Policlinico un secondo dispositivo, che garantisca questa opportunità ad un maggior numero di donne”.
Il dispositivo garantisce, infatti, alle pazienti con tumori al seno o ginecologici un aiuto importante. Non perdere i capelli durante le cure permette di preservare la propria immagine e di essere più a proprio agio con se stessi, ma non solo. Dà soprattutto la libertà di decidere se, quando e con chi condividere la notizia della malattia, potendo gestire meglio le relazioni con gli altri durante il periodo di cura.
Per raggiungere questi obiettivi un’azienda inglese ha ideato un dispositivo che, provocando il raffreddamento controllato del cuio capelluto, può evitare la perdita dei capelli, bloccando l’effetto del chemioterapico sul follicolo pilifero. Il casco viene applicato alla paziente mezz’ora prima dell’inizio della chemioterapia e tenuto fino a mezzora dopo il termine.
Ogni dispositivo comprende due caschi e si stima possa essere d’aiuto ad almeno 100 pazienti ogni anno. Offre risultati importanti per chi è in cura con i due principali chemioterapici utilizzati per tumori al seno o ginecologici. Secondo uno studio condotto in tre ospedali nel nord Italia è stata evitata la perdita dei capelli
- nell’89% dei casi tra le donne sottoposte a chemioterapia a base di taxani (la più diffusa);
- nel 78% dei casi tra le donne sottoposte sia ad antracicline che a taxani;
- nel 47% dei casi tra le donne sottoposte a chemioterapia a base di antracicline.
Nei mesi scorsi il dispositivo è stato testato con successo anche al Sant’Orsola. “Guardarmi allo specchio e vedere i miei capelli – racconta Marta – mi ha fornito un’incredibile forza. Anche i miei bambini mi vedevano ancora come la loro mamma di sempre. Questo ha avuto un impatto enorme sulla mia famiglia”. Ora la raccolta fondi continua sulla piattaforma Ideaginger, fino al 6 dicembre, e anche dopo su questo sito per portare questa possibilità ad un numero sempre maggiore di donne.