«A Casa Emilia il periodo di cura è diventato una vacanza grazie al conforto dei volontari»

30 Marzo 2022

«Sono arrivata a Casa Emilia un po’ per caso e in poco tempo si è trasformata nella mia seconda casa, il luogo che ha permesso di rendere un percorso di cura importante quasi una vacanza». Parla in questi termini Francesca Carbone, 53 anni e brindisina doc, della propria esperienza negli spazi di ospitalità gestiti dalla Fondazione Sant’Orsola e dedicati ai pazienti che provengono da fuori la città e devono affrontare lunghe terapie al Policlinico. Nel caso di Francesca, quella a Casa Emilia è stata «una permanenza durata dal primo settembre alla fine di febbraio scorso».

Francesca Carbone, come è arrivata, da Brindisi, a conoscere il servizio offerto dalla Fondazione Sant’Orsola?

«Tutto è iniziato a maggio 2021, quando a Brindisi mi hanno trovato un’infezione alla colonna vertebrale. Da lì ho eseguito numerosi controlli, di cui uno a Cotignola, dove mi è stato diagnosticato un linfoma per cui ho dovuto sostenere terapia al Sant’Orsola a partire da fine luglio. Sono rimasta ricoverata fino a inizio settembre, quando però sono stata dimessa con il consiglio di non allontanarmi dalla città per continuare così il ciclo di cure. A questo punto sono venuta a conoscenza della Fondazione».

Cosa ricorda di quei giorni?

«Ricordo che fossi abbastanza disperata perché non sapevo dove andare. Fortunatamente in ospedale mi avevano parlato appunto di Casa Emilia e ho contattato la Fondazione per verificare la possibilità di essere ospitata assieme al mio compagno».

E che esperienza ha vissuto nei mesi in cui è stata ospite qui?

«Ho vissuto un’esperienza bellissima, durante la quale ho stretto rapporti veri con gli operatori e i volontari della Fondazione, tanto che il 26 febbraio quando sono tornata a Brindisi ho provato grande tristezza e nostalgia per tutti i bei ricordi legati alla mia permanenza».

E questo ha influito anche nel modo in cui ha affrontato il suo percorso di cure?

«Certamente. Si è trattato di un’esperienza così bella che la cura è diventata quasi una vacanza. Ora sto meglio, ma dovrò comunque tornare per un periodo per un’operazione di ricostruzione della colonna vertebrale a seguito dei problemi precedenti e se dovrò rimanere nei paraggi dopo il ricovero so già dove tornare».

Ci sono ricordi particolari che porta con sé?

«Ho trascorso con la Fondazione Sant’Orsola momenti importanti come Natale e Capodanno. Condividendo con loro tanti momenti belli. Ho sempre cercato di essere una persona positiva, ma anche nei momenti di sconforto i volontari ci sono sempre stati. Lì, per darmi conforto e sostenermi».

 

 

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